“Mai alle Coop”, nel testamento di Bernardo Caprotti il futuro di Esselunga
07 Ottobre 2016
“Mai alle Coop”, Esselunga si potrà anche vendere ma non alle Coop, sarebbe questa la volontà espressa da Bernardo Caprotti, il leader di Esselunga ed inventore della grande distribuzione in Italia negli anni Sessanta, nel suo testamento. Stampa e web continuano a interessarsi della eredità di Caprotti, scomparso nei giorni scorsi, che lascia un impero con fatturato di 7,3 miliardi di euro e oltre 20 mila dipendenti.
Il passaggio generazionale tra il fondatore e gli eredi, l’eventuale salto da una dimensione nazionale ai mercati internazionali, la necessità eventuale di un management esterno alla famiglia, sono tutti temi di cui si discute, sulla stampa e nei social media, non solo riguardo al destino di Esselunga ma in generale sul futuro del mondo della impresa italiana.
Per quanto riguarda il destino di Esselunga, una nota dell’esecutore testamentario informa che il 70% del capitale sociale di Supermarkets Italiani andrà a Giuliana Albera Caprotti e a Marina Caprotti, moglie e figlia del patron di Esselunga. Il 15% circa delle azioni rappresentanti il capitale sociale di Supermarkets Italiani, la holding a monte della catena di supermercati, ” ha formato oggetto di lascito testamentario a favore” del figlio Giuseppe Caprotti e della figlia Violetta Caprotti. Le azioni di Villata Partecipazioni verranno divise invece per il 55% alla moglie e alla figlia in modo congiunto. Il restante 45% spetterà, come già anticipato, agli altri due figli in quote paritetiche.
Nel testamento di Caprotti si fa anche riferimento alle donazioni, i quadri, con un Manet che andrà al Louvre e altre opere lasciate al PAC, il Padiglione di Arte contemporanea di Milano e al Museo civico di Arte Moderna di Modena.