Mai più un 9 dicembre 2010. Scotland Yard rialza la testa e mantiene l’ordine
09 Novembre 2011
Stavolta la polizia britannica ha saputo reggere il colpo. A giocare un ruolo fondamentale è stata la paura che certe immagini, quelle del dicembre 2010, potessero ripresentarsi davanti ai loro occhi: 30.000 studenti che si sfilano dal corteo per attaccare gli agenti a suon di sassi e bastoni, che frantumano le vetrate del quartier generale del partito conservatore, che impiccano e danno fuoco il manichino del liberaldemocratico “traditore” Nick Cleg, che aggrediscono la Rolls-Royce di Carlo e Camilla, che lanciano estintori dai tetti dei palazzi a Westminster.
Ma a queste immagini di devastazione se ne sono aggiunte altre datate agosto 2011: negozi distrutti, case e macchine incendiate, saccheggi a causa dell’assassinio di un pregiudicato fermato a un posto di blocco da parte di una pattuglia. Episodi, questi, che hanno lasciato segni difficili da cancellare sulla pelle dei britannici. Proprio per evitare ulteriori ferite si è adottata una linea dura che non lascia scampo ai più esatati.
Ieri sono scesi in piazza 10.000 studenti ancora una volta, come poco meno di un anno fa, per dire ‘no’ a privatizzazioni, tagli e aumento delle tasse universitarie ma si sono trovati di fronte a un muro di 4mila poliziotti pronti – a differenza del 9 dicembre scorso, quando Scotland Yard, totalmente spiazzato dalla portata e dalla violenza della rivolta, sbagliò su tutta la linea caricando con i cavalli – a sedare le potenziali cellule impazzite tra i manifestanti.
Il corteo organizzato dalla National Campaign Against Fees and Cuts è partito intorno alle 13.00 dall’università di Londra e si è concluso alla cattedrale di St. Paul, nel cuore del distretto finanziario della capitale, sede da metà ottobre dei manifestanti di Occupy London. Non sono di certo mancati momenti di tensione: un gruppo di rivoltosi hanno cercato di colpire gli agenti con bottiglie e 24 persone sono finite in manette per offesa a pubblico ufficiale e disturbo all’ordine pubblico. Ma il tutto si è svolto in totale regolarità. Questo grazie ad un aumento numerico delle forze dell’ordine ma anche e soprattutto alla possibilità che il governo gli ha concesso di sparare proiettili di gomma e utilizzare blindati Jankels.
Una scelta, annunciata dal comandante di Scotland Yard Simon Pountain, che ha fatto storcere il naso a molti perché hanno risentito il profumo del terrorismo, quello dei giorni bui degli scontri in Irlanda del Nord negli anni ’70. “Un governo impopolare continua a spingere avanti politiche che portano solo dolore e nessun vantaggio, ma consente alla polizia di usare proiettili di gomma contro i cittadini. L’idea che un manifestante disarmato possa essere colpito è tremenda e decisamente anti-britannica. Fa venire in mente le peggiori scene di Paesi in mano a dittatori feroci” ha dichiarato Jenny Jones, membro dell’assemblea dei verdi londinesi facendosi portavoce dello sconcerto generale sui metodi da ‘pugno di ferro’ adottati da Cameron.
Polemiche a parte, facinorosi ce n’erano (lo dimostra il fatto che molti si sono presentati alla manifestazione armati di estintori) ed è giusto che alla polizia sia stato concesso di intervenire in maniera più severa. Non solo per dare dignità al loro ruolo, che è quello di mantenere l’ordine pubblico, ma anche per difendere la maggioranza degli studenti che hanno affollato le strade di Londra con cartelli e striscioni per manifestare civilmente, con la testa e non con le spranghe, il loro disagio.
Scene come quelle del dicembre 2010 non possono essere tollerate, se non altro perché trasmettono un messaggio sbagliato ai cittadini. E noi italiani sappiamo bene, dopo i fatti dello scorso 15 ottobre, quanto faccia effetto (per non dire rabbia) vedere arretrare una camionetta della polizia di fronte a un gruppo di ragazzetti che giocano a fare i violenti per provare almeno per una volta l’ebrezza di sentirsi invincibili di fronte allo Stato.