Malaffare nella Sanità: «Tedesco era il capo»
08 Marzo 2012
A carico del senatore Alberto Tedesco, primo assessore regionale alla Sanità della giunta guidata da Nichi Vendola, ci sarebbero "gravi" indizi di colpevolezza cor riferimento all’accusa di essere a capo di un’organizzazione per delinquere che, per anni, avrebbe lottizzato la sanità in Puglia. E’ quanto scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 16 dicembre, i supremi giudici confermarono il provvedimento del Tribunale del Riesame con il quale si chiedevano gli arresti domiciliari per Tedesco.
Secondo la Cassazione, il senatore potrebbe «reiterare i reati». «La cessata carica di assessore regionale alla sanità – scrivono i giudici – non ha fatto venire meno il pericolo di recidiva», dal momento che Tedesco «continua a mantenere relazioni e rapporti con burocrati e funzionari rimasti all’interno dell’amministrazione sanitaria grazie anche al suo rilevante ruolo politico di senatore della Repubblica».
La Suprema Corte, inoltre, sostiene e conferma la tesi accusatoria dell’esistenza «di una sorta di manuale Cencelli per le nomine dei dirigenti, che seguivano le indicazioni provenienti dalla politica, e di un sistema di spartizione degli appalti tra imprenditori in ragione dei loro legami politici». Per quanto riguarda l’accu sa rivolta dai pm della Procura barese, Desiree Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia, di essere a capo, con «frenetica ingerenza», di una «rete in progress» che avrebbe coinvolto manager, imprenditori e dirigenti, la Cassazione ritiene che il Riesame abbia «coerentemente motivato» sui «gravi indizi di colpevolezza». Per i giudici, in conclusione, sarebbe dimostrata «l’esistenza di un contesto associativo, capeggiato da Tedesco, finalizzato all’acquisizione della gestione e del controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per la realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche a favore di imprenditori utilizzati per sostenere la propria campagna elettorale».
Nei confronti del senatore confluito al Gruppo misto, il Parlamento ha negato per ben due volte, lo scorso 20 luglio e il 15 febbraio, l’autorizzazione a procedere. Tra il materiale probatorio, convalidato dalla Cassazione, compaiono anche le dichiarazioni rese nell’inchiesta dall’imprenditore barese Giampaolo Tarantini, a sua volta coinvolto in più indagini, ultima quella che lo vede come procacciatore di escort da portare nelle residenze dell’ex premier Silvio Berlusconi, Tarantini è stato per alcuni anni il rivale storico di Tedesco, soprattutto dei figli del senatore che, come imprenditori, erano i competitor di Gianpi nel settore della vendita delle portesi sanitarie. Per ricostruire il «complesso contesto di corruzione politico amministrativa e di natura sistemica» di cui il senatore sarebbe stato il «promotore», la Cassazione ha convalidato – nonostante le obiezioni della difesa – anche l’utilizzo di una intercettazione ambientale disposta all’interno dell’hotel De Russie di Roma.
(tratto da Il Corriere del Mezzogiorno)