Malaysia. Almeno 10 arresti per sospetti legami con Abdulmutallab

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Malaysia. Almeno 10 arresti per sospetti legami con Abdulmutallab

28 Gennaio 2010

Almeno 10 persone, 9 delle quali straniere, sono state arrestate in Malaysia nell’ambito di un’operazione anti-terrorismo condotta la scorsa settimana, ma della quale si è avuta notizia solo nelle ultime ore. Gli arresti hanno riproposto il nodo del ruolo della Malaysia, Paese di transito e soggiorno di terroristi ma mai obiettivo di attacchi, nella lotta al terrorismo. Nelle ultime ore le autorità della Malaysia hanno fatto sapere che le dieci persone sono in carcere in base all’Internal Security Act (Isa), la legge antiterrorismo che permette la detenzione senza processo. Secondo alcune indiscrezioni, però, le persone arrestate durante l’operazione sarebbero almeno 14. Tra gli arrestati vi sarebbero cinque siriani, due yemeniti, un giordano, un nigeriano e un cittadino della Malaysia. Stando a quanto si legge sul quotidiano The New Straits Times, vicino al governo, le persone catturate sono tutte legate a Umar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano responsabile del fallito attentato di Natale sul volo da Amsterdam a Detroit. Il ministro degli Interni, Hishammuddin Hussein, ha fatto sapere che gli arresti sono scattati subito dopo l’arrivo dei dieci in Malaysia e che l’operazione è il frutto della cooperazione con i servizi d’intelligence di altri Paesi.

Le rivelazioni ripropongono il caso della Malaysia, spesso indicata come Paese di transito o rifugio per terroristi, ma mai obiettivo di attacchi. Già negli anni Ottanta, durante il jihad contro l’Unione Sovietica in Afghanistan, la Malaysia è stata uno dei centri di transito per combattenti indonesiani, thailandesi, della Malaysia e di Singapore, sostiene Mohd Mizan Aslam, studioso di terrorismo nella regione. Nella sua analisi “Cross Border Terrorism: The Link between Malaysia Militant Group and Jemaah Islamiyah – The Implications for Regional Securit”, Mizan Aslam afferma che la Malaysia, e non l’Indonesia, “è il centro del terrorismo per il sudest asiatico”. Negli anni Ottanta la Malaysia ha offerto rifugio ad Abu Bakar Bashir e Abdullah Sungkar, due isalmisti radicali indonesiani, in fuga dal dittatore Suharto. Ad attirarli era stata anche la politica anti-occidentale portata avanti dall’allora premier Mahathir Mohammad e quello che diversi analisti hanno definito come un tacito accordo che vedeva il regime “ospitare” i radicali in cambio di una ‘pax religiosà in Malaysia. Nel 1993, proprio in Malaysia, Bashir e Sungkar hanno fondato la Jemaah Islamiyah (Ji), oggi il più noto tra i gruppi terroristici regionali. I due leader sono rimasti in Malaysia sino alla caduta di Suharto nel 1998. Tra gli altri che hanno trascorso periodi in Malaysia c’è Hambali, considerato il legame tra la Ji e al-Qaeda. Proprio a Kuala Lumpur Hamabali, oggi in custodia negli Usa, ha organizzato tre incontri della Rabitatul Mujahidin (Lega dei Mujahidin) tra il 1999 e il 2000. La Rabitatul Mujahidin riuniva diversi gruppi radicali islamici con l’obiettivo di organizzare attacchi nella regione. La Ji non ha mai perpetrato attacchi terroristici in Malaysia, mentre ha sparso sangue tra l’Indonesia e le Filippine. Anche il Kumpulan Mujahidin Malaysia (Kmm), il principale tra i gruppi terroristici nazionali, si è distinto soprattutto per atti di criminalità e non per attacchi terroristici. Il Kmm è stato fondato nel 1986 da Zainon Ismail, un ex membro del partito islamico radicale Partai Islam Se-Malaysia

Malaysia ha assunto una posizione più dura nei confronti del terrorismo islamico. Ma, sebbene il Kmm e la sezione malese della Ji siano state in pratica annientate dalle autorità tra il 2001 e il 2002, indiscrezioni del passaggio-soggiorno o addestramento di terroristi in Malaysia sono continuate a circolare.

Nel marzo 2005, per esempio, l’allora premier Abdullah Ahmad Badawi ha ammesso che in Malaysia vivono o transitano membri di organizzazioni terroristiche, come al-Qaeda, Hamas, Hezbollah e i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte). Riferendo di fronte al Parlamento, Badawi ha aggiunto che Kuala Lumpur non avrebbe seguito l’esempio delle Nazioni Unite e che non avrebbe messo al bando queste organizzazioni. Nel maggio del 2006 poi, le autorità hanno annunciato di aver smantellato un nuovo gruppo terroristico di matrice islamica che intendeva usare la Malaysia come base per attacchi nei Paesi vicini.

I membri del gruppo, 10 indonesiani e due malesi, si addestravamo nella parte malese del Borneo, l’isola che Kuala Lumpur divide con Giakarta e pianificavano attacchi in Indonesia, Singapore e Filippine, e non in Malaysia. Infine, Mas Selamat Kastari, leader della cellula di Singapore della Ji, è stato arrestato in Malaysia nel maggio scorso dopo essere scappato dalla prigione della città-Stato nel febbraio precedente.