Male conti pubblici, lettera Ue all’Italia
06 Marzo 2016
I bilanci sui conti pubblici in Italia continuano ad essere fonte di preoccupazione per la Ue, che richiama Roma e altri stati membri della Unioni, un warning che per adesso esclude però nuove sanzioni.
E’ quanto emergere dalla lettera che la Commissione Ue si appresta a inviare all’Italia e agli altri Paesi europei che hanno deviato dai loro obiettivi di bilancio, un richiamo che se non rientra nei processi di valutazione del semestre europeo testimonia comunque che il Governo Renzi continua ad avere sul collo il fiato di Bruxelles, dopo i dubbi espressi nella realzione si finanza pubblica di Bruxelles sulla tenuta del debito pubblico in Italia.
"Con Bruxelles è in corso una discussione normale per verificare i dati del 2016 di finanza pubblica e con il Def di aprile troveremo una soluzione definitiva", prova a smorzare il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan parlando a Londra all’Aspen Institute. Padoan insiste, la strada "è quella giusta", i dati positivi sul PIL danno come prospettiva una crescita all’1,6 per cento del PIL, peccato che per adesso siamo inchiodati allo zero virgola.
La lettera destinata ad arrivare dalla Ue a Roma sollecita i Paesi con i conti a rischio e con il debito più alto. La richiesta di correzione proveniente da Bruxelles sarà quindi un altro elemento nel dialogo tra Roma e la commissione sulla flessibilità, ma può essere interpretata come l’ennesimo segnale che ci sarà bisogno di una manovra correttiva. Insieme all’Italia, la lettera Ue arrivertà anche alla Spagna, al Belgio, alla Finlandia e all’Austria.
Nel caso dell’Italia, la raccomandazione europea è sempre la stessa, rispettare le regole del Patto di stabilità soprattutto per quanto riguarda il debito, rientrare dallo "scostamento significativo" dall’obiettivo di medio termine cioè il pareggio strutturale di bilancio. Lo scostamento dell’Italia dagli obiettivi si è aggravanto negli ultimi tempi, già da novembre Bruxelles scriveva che il saldo strutturale era peggiorato dello 0,5%.
Bruxelles ha dato un prima via libera alla legge di stabilità ma solo a maggio sapremo come andrà a finire la partita sulla flessibilità. Per ottenere tutti i margini richiesti per il 2016 dall’Europa (0,1% di riforme, 0,3% di investimenti, 0,2% di migranti), l’Italia, sarà questo il senso della lettera in arrivo, deve fare di più di quanto non faccia adesso.
"Con la fine dell”allineamento astrale’ positivo, il 2016 andrà ancora peggio: la crescita rallenta e la deflazione amplificherà le negatività", ha spiegato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un editoriale pubblicato da "Il Giornale". Per Brunetta, nel 2016 la crescita non supererà l’uno per cento di Pil.
"Vogliamo essere fiduciosi e speriamo che nei prossimi mesi la situazione migliori ma, pur esagerando, se il tasso di inflazione a fine 2016 si attestasse intorno a +0,2% o +0,3%, la crescita nominale del Pil italiano potrebbe raggiungere, bene che vada, un valore attorno all`1,2% o 1,3%, cioe’ la meta’ di quella su cui l`esecutivo ha basato i conti pubblici e tutto il deficit spending dellasua legge di Stabilità".
"Ripetiamo: bene che vada," ha concluso Brunetta. "Come nel caso del 2015, dunque, anche i numeri del 2016 certificano il fallimento della politica economica di Matteo Renzi e l’ulteriore allontanamento dell’Italia dai valori medi dell’Eurozona e dell’Europa".