Male ha fatto il CIO a non ricordare il massacro delle Olimpiadi di Monaco
02 Agosto 2012
di F.N.
Su ogni Olimpiade che si apre si addensa tutto il secolo, sempre. Le pulsioni e gli umori, e non i migliori, del momento si posano sui suoi fragili pavesi, sulla sua retorica universalista e pacifista. Come oggi assistiamo a quella che Giuseppe De Bellis ha definito “le Olimpiadi islamiche”, così abbiamo visto le olimpiadi naziste del 1936, quelle comuniste nel 1980, quelle cinesi-autoritarie del 2008. Nel 1972, fu l’anno delle Olimpiadi terroriste.
Ma quell’anno, mentre altre comete sono tramontate, dura a tutt’oggi. Non è certo un caso che le Olimpiadi di Londra si aprono con il diniego del Comitato Olimpico di celebrare durante la cerimonia di apertura la memoria degli undici atleti israleiani che furono uccisi orrendamente da un commando terrorista palestinese nel 1972. L’evento odierno è iscritto nell’era dell’appeacement col mondo arabo, l’era dell’inchino di Obama quasi piegato in due dal desiderio di compiacere il principe Saudita, l’era in cui cerchiamo di accomodarci, raccontando bugie consapevoli, alla presa del potere nel mondo arabo da parte della Fratellanza Musulmana dopo le rivoluzioni. Come potrebbe il comitato Olimpico chiamare il terrorismo “terrorismo”, e “ebrei” gli ebrei che ne sono costantemente l’obiettivo preferito, di fronte al mondo islamico che lo scruta e lo minaccia?
Ma il rifiuto del CIO, nonostante le insistenze di tutto il mondo, di Obama stesso e del Senato americano, del parlamento italiano che ha osservato un minuto di silenzio, del Bundestag, del parlamento inglese, del parlamento Canadese, Australiano, e di altre assemblee elettive di Paesi Occidentali, è una sconfitta netta non solo per la lotta al terrorismo e per la sacrosanta memoria dei ragazzi israeliani che erano venuti solo a gareggiare nella loro specialità sportiva.
E’ una sconfitta per noi tutti, per tutto il mondo democratico. Quell’attentato mostruoso dentro il recinto delle Olimpiadi, nella Germania postnazista e divisa in due dal comunismo, in piena Guerra Fredda, è stato di fatto un attentato all’intera idea di libertà occidentale, un inno alla sovversione terrorista mondiale, come un undici di settembre, ma nel 1972.
Talora sembra esserci un destino nei numeri, un significato recondito: undici furono le vittime, settembre fu il mese della strage. Ma il mistero cabbalistico è qui meno importante di quello in gran parte sciolto dopo quaranta anni. Lo Spiegel ha pubblicato un gran pezzo di rivelazioni in questi giorni, specie sull’ignavia e sull’insipienza tedesca, e la conoscevamo bene. Anche quella comunque non basta per spiegare come quel 5 di settembre ci fu di fatto un attentato che ha cambiato il mondo, ha smebrato la percezione delle Olimpiadi come evento terapeutico, ha fornito un riflesso proattivo alla guerra fredda, ha esaltato il terrore, ha indotto la percezione di Israele come un universo problematico nel consesso internazionale. Perchè questo fu.
Scrive Amnon Lord, editorialista del giornale israeliano Makor Rishon, che è illusorio insistere sulla tesi che nei 30308 fascicoli dell’inchiesta tedesca sia contenuta una tesi per la quale il mondo intero può tirare un respiro di sollievo ovvero, mettendo tutti i cattivi insieme. Un commando palestinese deciso a uccidere, il sostegno della banda Bader Meinhof a sinistra e quello di un gruppo neonazista a destra, rappresentati da un certo Willi Foal e da un Wolfgang Abramovsky. Dunque, palestinesi al centro, tedeschi che odiano gli ebrei da destra di qua e tedeschi che li odiano da sinistra di là, per motivi opposti.
Gli altri, tutti buoni. Ma il fatto è che oltre gli attori, bisgna scrutare lo scenario, è quello che conta, come le Twin Towers, simbolo del potere americano, per l’attacco di Bin Laden. Le Olimpiadi sono lo sfondo universalistico su cui invece fu ribadita con gran successo del terrorismo la spaccatura bestiale abissale, il conflitto che non potrà mai sanarsi fra mondo eversivo comunista più terzo mondo, e mondo democratico, capitalista. L’agnello sacrificale, il simbolo da abbattere: il democratico stato di Israele che mette in crisi il mondo autoritario, arabo, gli alleati dei sovietici, le cosiddette “democrazie progressive” del tempo, i movimenti “di liberazione “ di “autodeteminazione” . Il luogo: la Germania su cui passa il più sensibile confine col comunismo che si guarda in cagnesco con il capitalismo di Bonn, il pinte di Berlino dove i cani lupo impediscono impediscono le fughe dall’est di Nathan Sharansky e gli altri come lui.
La Germania che ha ucciso sei milioni ebrei e ora ne lascia uccidere uno strascico simbolico molto significatoivo, perchè sono gli ebrei d’Israele, quelli liberi e forti. Si nega alla squadra israliana col diritto a vivere il diritto di partecipare a un evento universalistico, gli ebrei sono raus di nuovo, e a nessuno se ne importa niente.
Il blitz per salvarli all’aereoporto si trasformerà in una strage, mentre i terroristi catturati verranno silenziosamente rimessi in libertà, per quanto questo appaia incredibile.
Lo Spiegel dice, e si sapeva, che le autorità in Germania furono informate dal Libano con un dispaccio a Bonn dall’ambasciata tedesca a Beirut. Mentre, con comodo,il ministero degli esteri tedesco passava la notizia ai servizi, il nostro settimanale “Gente” scriveva, tre giorni prima dell’attacco, che i terroristi di Settembre nero progettano “un’impresa clamorosa sui giochi”. Intanto già i terroristi palestinesi scorrazzavano liberi, studiando il campo, nel villaggio Olimpico. Come è potuto accadere tutto ciò?
Qui torniamo alla magnitudine dell’operazione, in cui sembra convergere un disegno che mette insieme vari elementi basilari per l’epoca. Siamo in piena epoca del terrorismo con sullo sfondo la guerra fredda nella sua forma più acuta. Israele ha da pochi anni vinto la Guerra dei Sei Giorni, trionfa con lui la speranza che il Medio Oriente passi al campo filo occidentale, come auspicano gli Stati Uniti. Gli arabi è in stato di shock, si serve delle armi più basse e brutali, come il massacro di Lod o come il sequestro dell’aereo della Sabena. L’alleanza strategica comunismo-arabi non sa bene dove andare. Il terrorismo è l’arma predominante, ma non riesce a spuntarla: per esempio Sabena l’aereo fu liberato da un eroico commando israliano di cui facevahno parte sia Benjamin Netanyahu che Ehud Barak e tanti altri attacchi, furono prevenuti. Lord sostiene che Monaco diventa un banco di prova in cui tutto viene messo in campo: mentre i terroristi buttano due corpi di atleti uccisi di fronte alla stampa internazionale, i tedeschi non riescono a fare niente, gli israliani che chiedono di entrare vengono bloccati, e soprattutto molti membri della Stati, la polizia segreta comunista, si mescolano ai tedeschi dell’Ovest dentro le strutture olimpiche.
I sovietici e i tedeschi sono già uniti da una storia antiebraica, e Israele è ormai il fulcro di un ben concreta, presente a attiva guerra arabo sovietica contro Israele per il Medio Oriente. Anche la Germania Ovest era un punto debole, e certo, proprio come oggi verifichiamo sui siti neonazisti, l’odio antisemita neonazista diventa odio antisraeliano, e si fa sangue.
Questa vicenda ha ancora una radice profonda e orribile nella nostra cultura: le caricature palestinesi e arabe degli ebrei ricordano quelle dello Sturmer, e sempre gli ebrei col naso adunco delle vignette nascondono missili e sacchi d’oro con sopra il simbolo del dollaro e la la stella di David. La democrazia, l’Occidente….allora come oggi nel mirino tramite un’immagine ebraica. Ha fatto male il CIO a non difendersi almeno con un minuto di silenzio.