Malgrado tutto con Monti si torna a parlare di politica e non è poco
23 Gennaio 2012
La condizione politica dell’Italia non è sicuramente buona, né sembra promettere sviluppi positivi. Il governo Monti è nato come esito inevitabile dell’estrema debolezza, e della conseguente inazione, del precedente governo. Anche l’opposizione non ha dato una grande prova di sé. Anziché chiedere le elezioni anticipate – che avrebbe probabilmente vinto – ha accettato di buon grado un governo del presidente, sperando che sarebbe riuscito a togliere le castagne dal fuoco.
In questi mesi, poi, nessuna delle forze politiche ha fatto avanzare la discussione sul dopo Monti traendo le logiche conseguenze da quanto accaduto. Se un governo confortato dal voto degli elettori, e in possesso di un’ampia maggioranza in parlamento, non riesce ad operare in modo fattivo il difetto sta (anche e in primo luogo) nella mancanza dei necessari strumenti istituzionali. Occorreva quindi discutere da subito di questi indispensabili aggiustamenti.
Peraltro, l’Italia non ha bisogno di una "grande riforma" delle istituzioni ma di una piccola riforma che sbrogli almeno i nodi più controversi: stabilizzazione della forma di governo, attivazione del potere di dissoluzione confidato al premier, superamento del bicameralismo simmetrico. Nulla, se non siamo male informati, si prospetta anche su altri fronti, più modesti ma egualmente utili al conseguimento dello scopo. Per esempio sul versante dei regolamenti parlamentari non si ha notizia di riforme che vincolino l’esistenza di gruppi parlamentari ai partiti che si siano presentati alle elezioni.
Anche la discussione sulla legge elettorale non promette nulla di positivo. Bocciato il referendum per il ripristino del Mattarellum si torna a parlare con insistenza di proporzionale, ovvero di un sistema elettorale poco selettivo che non disboschi il quadro politico ma si limiti a fotografare l’esistente. Insomma, lo scenario che si prospetta nel medio periodo è quello di una restaurazione centrista che tenga fuori le estreme, senza nessuna prospettiva di alternanza. L’inazione dei partiti maggiori sembra preludere ad un ritorno alle dinamiche della prima repubblica; semmai peggiorate dal fatto che le estreme che ci sono oggi, da Italia dei valori al Sel alla Lega, appaiono molto più demagogiche e virulente di quelle che erano allora in circolazione (il Pci e il Msi).
Pure, nonostante tutto questo non riesco a sentirmi depresso. E ciò non dipende da una considerazione sul meno peggio. Cioè dal fatto che forse il governo Monti riuscirà a fare qualche liberalizzazione utile, così come è riuscito a varare (dopo diciassette anni) una decente riforma delle pensioni. La tranquillità non deriva neanche dalla rassegnata presa d’atto che, data la cultura dominante nei palazzi romani, la situazione non poteva essere diversa da come è. No, il nostro stato d’animo insolitamente tranquillo dipende da una più semplice ragione che si può definire auditiva.
Da novembre ad oggi, dopo anni di tormentoni a soggetto sul premier, finalmente le nostre orecchie si riposano. Non sentiamo più parlare delle cene di Arcore; non abbiamo più diffuse informazioni sulle ragazze presenti a queste cene e sui loro (presunti o veri) compensi; non si ascoltano più dotte disquisizioni giuridiche sul senso dell’espressione "utilizzatore finale". Insomma, il circo mediatico-giudiziario antiberlusconiano finalmente tace. Il dibattito pubblico è tornato ad essere una discussione con un minimo di senso, dove si parla di cose che interessano il cittadino comune (l’articolo 18, la liberalizzazioni dei servizi, la contrattazione aziendale).
Anche l’ex presidente del consiglio può intervenire dicendo la sua su varie questioni, e ricevendo normali repliche (normalmente polemiche) dagli avversari politici. Chi lo sa, forse ci accontentiamo di troppo poco, ma questo clima più respirabile ci risolleva e ci rincuora. Forse non si riuscirà a salvare la democrazia dell’alternanza, ma almeno siamo tornati a occuparci di cose reali. Chissà che questo non preluda a una generale ripresa di consapevolezza.