Malinconici e spaventati italiani

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Malinconici e spaventati italiani

Malinconici e spaventati italiani

Alcuni anni fa mentre la terra tremava per delle scosse di terremoto nella ricca Pianura padana, una semplice agenzia giornalistica, passata del tutto inosservata, segnalava che negli stessi giorni  il consumo di ansiolitici nella fascia di popolazione maschile delle zone interessate dal sisma, uomini tra i trenta e i cinquant’anni, era cresciuta in maniera esponenziale. Paura, incapacità di affrontare quello che stava accadendo.

Lo zoccolo duro di uomini nel pieno del vigore fisico e mentale era invece la fascia meno capace di affrontare il problema. A distanza di diversi anni il recente rapporto annuale del Censis in Italia, il 56esimo per la precisione, fotografa una situazione che conferma quello che sta accadendo nel nostro paese negli ultimi anni. Il rapporto in questione parla senza mezzi termini della popolazione italiana come di gente spaventata, malinconica. Incapace di affrontare gli eventi.

In sostanza le sfide che ci sono e si stanno palesando. Vale a dire un poker micidiale rappresentato da quattro parole. Pandemia, vedi il covid, la guerra in Ucraina, l’inflazione e la crisi energetica, alias rimanere al freddo, con le industrie che non riescono a produrre e stare sul mercato globale. Riflessioni e tante notizie da dare da parte dei mass media, se questi ultimi, gli addetti ai lavori, non fossero impegnati su quelle che giornalisticamente una volte venivano chiamate “non notizie” di cui oggi abbandona programmi televisivi e social.

Sul fronte opposto la prima vera notizia. Il rapporto del Censis rileva che si sta entrando in una fase di post-populismo. Un ciclo si sta chiudendo. Un altro si sta lentamente palesando. Come sempre avviene nei cicli storici. il vecchio ciclo non offre più soluzioni di sorta. Risposte per affrontare le sfide del presente. La politica, quella attuale, non quella rappresentata da valori veri; i cosiddetti influencer non offrono più punti di riferimento. La struttura informativa, cosiddetta, dà in pasto agli italiani un gran chiacchiericcio. Talk appunto, a basso costo.

Esperti di tutto che parlano, sentenziano dal covid, alla guerra. Offrono uno spettacolo triste e insulso. Altro che punti di riferimento, di esperti invece preparati, attenti che hanno studiato e sanno quello che dicono. Risultato lo smarrimento aumenta. E con ciò la paura. Quel senso di insicurezza che paralizza e ti fa rinchiudere in se stesso, quando va bene. Malinconici e spaventati italiani per usare le due parole prese in prestito usate del Censis nel suo rapporto per l’appunto.

Gli italiani hanno paura, una paura folle di perdere il proprio tenore di vita. Un buon sano egoismo. Che non tiene conto di una semplice verità, lo star bene bisogna guadagnarselo oltre che meritarlo. La passate generazioni insegnano. Valori e forza di volontà. I nostri nonni dovevano affrontare alla fine della guerra una sfida grandiosa. Rimettere in sesto un paese distrutto uscito da una guerra voluta dalla dittatura, è bene ricordarlo, fascista.

Ma avevano dalla loro i valori della democrazia del blocco occidentale. Stati Uniti in testa. Vedi il Piano Marshall. Le più importanti industrie avevano come base una conduzione familiare. Grandi famiglie di imprenditori. Che avevano a loro volta come fondamento l’impegno e il lavoro. Sono passati diversi anni e sembra che qualcuno abbia buttato via lo stampino con cui erano formati quegli uomini. Questo vale anche per le semplice famiglie di oggi.

Le scuole sono sempre più a corto di studenti. Bassa natalità. Insicurezza. La parola impegno. O per meglio dire sacrificio relegata in una dimensione da isolare, da mettere via. E’ interessante notare che nel rapporto del Censis c’è un elemento che viene sottolineato. Gli italiani hanno sempre più paura di non avere una assistenza sanitaria che sia pronta a curarli a prendere in cura anziani e non. Il solo aspetto della carenza di dottori e infermieri fa rabbrividire uomini e donne.

Ma c’è di più, qualsiasi problema viene vissuto dagli italiani con la prospettiva che è sempre colpa degli altri. Mai del singolo individuo. Tutto è dovuto. Niente deve essere guadagnato. E’ impressionante il dato rispetto ad una percentuale di giovani sempre maggiore che non fa assolutamente nulla. Niente studio, formazione e lavoro. Chiusi in se stessi nelle loro stanzette davanti ai computer e giù di lì. Con quali risultati non è difficile immaginare.

L’equazione è scritta a carattere cubitali. Ripiegamento su se stesso, niente sacrifici, mancanza di senso del futuro. Anni fa durante un incontro in Veneto sul tema “Quali sfide attendono la politica”, un anziano esponente moderato affermò “la differenza tra la politica di allora, degli anni Cinquanta e Sessanta, e quella di oggi è che i politici degli anni 2000 non hanno il senso del futuro. Non sanno dare un futuro e una prospettiva per gli anni che verranno”.

Non sanno, non sono capaci di affrontare le sfide che attualmente vengono poste dagli avvenimenti. dell’oggi. Ma, la storia va avanti come un fiume in piena e molte volte rischia di travolgere tutto e tutti. Pandemia, guerra, inflazione crisi ed energetica. L’Occidente fino ad ora ha saputo affrontare ben altre sfide e vincerle. Un modello da seguire sicuramente, abbiamo molto da imparare dal passato, da non dimenticare.

Vale per molti Paesi che hanno avuto la fortuna di conoscere democrazia, libertà benessere. Vale per diversi popoli, vale per l’Italia. Non è difficile affermare che se torneremo con umiltà e impegno a far tesoro di quei valori potremo affrontare un futuro degno di essere vissuto. E soprattutto, le culle di neonati torneranno a riempirsi.