Manovra al Senato: il Cav. e Bossi fanno scintille, la Cgil indice sciopero
24 Agosto 2011
Dalle 11 di ieri mattina la Commissione Bilancio di Palazzo Madama ha iniziato a lavorare a pieno ritmo. Il compito del governo è quello di discutere la manovra e, lasciando i saldi invariati, inserire delle modifiche prima di convertire in legge il decreto. Un’operazione tutt’altro che semplice se si tiene conto delle resistenze con le quali l’esecutivo, fuori e dentro la maggioranza, deve fare i conti: una su tutte quella con la Lega, sempre più decisa a sbarrare il passaggio a chiunque desideri mettere le mani sulle pensioni; poi quelle del Pd, pronto a presentare in Parlamento i suoi emendamenti alla manovra.
Andiamo con ordine. Dopo il vertice di lunedì in via Bellerio, in cui i rappresentanti del Carroccio avevano detto chiaramente di non voler modificare le pensioni, di diminuire i tagli agli Enti locali e intensificare la lotta all’evasione fiscale, il Senatùr, intervenuto a un comizio a Capriata d’Orba, ha invitato i suoi elettori a prepararsi alla nascita della Padania. Un grido di lotta al quale Silvio Berlusconi ha risposto intimando l’alt: "Mi spiace di non essere d’accordo con il mio amico Bossi, questa volta. Sono convinto che l’Italia c’è e ci sarà sempre". Insomma, il premier è fermamente convinto che Nord e Sud debbano rimanere uniti per far fronte ad un "comune destino".
E’ ancora presto per stabilire se siamo di fronte a un "crash-test" dentro la maggioranza. Tuttavia, mentre la Lega alza sempre di più il tono, dalle file del Pdl si leva la voce del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che insieme all’ex ministro Antonio Martino è esponente dei cosiddetti ‘frondisti’, cioè il fronte liberale del Pdl. In un’intervista al Mattino dice: "Il no alle pensioni pronunciato dal ministro delle Riforme non ha senso, visto che nessuno del Carroccio è in grado di spiegare il motivo per cui non si debba discutere di un patto generazionale da siglare in un momento economico drammatico per il Paese". Poi conclude: "È sbagliato pensare a un patto tra nonni e nipoti? E se lo fosse, la Lega spieghi agli italiani il motivo". Proprio Crosetto, in questi giorni, sta discutendo con il segretario Angelino Alfano. Il sottosegretario afferma che si tratta di semplici colloqui fra amici, sta di fatto che quella frondista comincia ad essere una spina fastidiosa nel fianco del "cerchio magico" della Lega (Bossi e fedelissimi).
Nel frattempo però, mentre fanno da sponda al Cavaliere, i liberali pidiellini avanzano proposte di modifica alla manovra: Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini propongono al governo l’abbattimento del debito pubblico attraverso un piano di privatizzazione delle grandi aziende di Stato. Un settore, spiegano, che vale oltre 100 miliardi.
Anche Pierluigi Bersani non resta a guardare. In conferenza stampa presenta la contro-manovra, aprendo uno spiraglio di dialogo sulle pensioni, a patto che il governo faccia entrare nel decreto "una tassa sui patrimoni rilevanti". Ma quello della "tassa di solidarietà" è uno dei nodi che più fa storcere il naso a Berlusconi che preferirebbe sostituirla con l’aumento del’Iva del 1%. Una soluzione che, secondo Finanzaonline.com, potrebbe far incassare circa 8-9 miliardi di euro. Inoltre il provvedimento in questione troverebbe la condivisione dei ‘frondisti’ e dell’Udc. Ad ogni modo le proposte che il Pd tradurrà in emendamenti ruotano intorno a tre punti: drastica riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione, dismissione di immobili pubblici ed un’asta competitiva per le frequenze televisive e misure per stimolare l’economia e il lavoro.
La Cgil, invece, non ha intenzione di percorrere la strada del confronto. Ieri il sindacato ha indetto lo sciopero generale per martedì 6 settembre, col quale intende protestare contro “una manovra iniqua e sbagliata”. Le modalità dell’iniziativa e le proposte alternative della Cgil saranno illustrate domani dal segretario generale, Susanna Camusso, nel corso di una conferenza stampa convocata alle ore 11, in concomitanza del presidio davanti al Senato.
Intanto, sempre nel pomeriggio di ieri, al Senato sono state convocate le Commissioni Lavori Pubblici, Industria, Ambiente, Politiche dell’Unione europea e Lavoro per il parere sulla manovra. Quest’ultima ha dato il via libera al testo del relatore, Maurizio Castro, con il voto favorevole dei rappresentanti del Terzo polo Claudio Molinari e Luciana Sbarbati, che hanno votato con la maggioranza. Secondo il vicecapogruppo del Pdl a Palazzo Madama, Gaetano Quagliariello, "il voto favorevole alle misure sul Lavoro espresso dall’esponente di centro Luciana Sbarbati è un segnale politico importante". Per il pidiellino "il consenso espresso da una rappresentante dell’opposizione evidenzia come alcune norme previste dalla manovra economica, in primo luogo quelle sulla contrattazione decentrata a livello aziendale, potranno dare flessibilità al nostro sistema di relazioni industriali e agevolare lo sviluppo. Questo vale soprattutto per il Mezzogiorno – conclude – il quale per ripartire deve sfruttare le condizioni di contesto che in quelle aree si collocano soprattutto nell’ambito delle aziende".