Manovra. Le Regioni: “Va modificata”. E chiedono incontro col premier
04 Luglio 2010
di redazione
Non si affievolisce il duro faccia a faccia tra Regioni e Governo sui tagli previsti dalla Manovra. La temperatura dei rapporti continua a mantenersi incandescente, e ciò accade significativamente nella settimana in cui, si presume, potrebbe tenersi l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Secondo molti addetti ai lavori, infatti, il tanto invocato confronto tra premier e Regioni – ma anche comuni, province e comunità montane – potrebbe svolgersi già tra domani e mercoledì, cosa che faciliterebbe il compito alla Conferenza delle Regioni, che avrebbe tutto il tempo di approfondire eventuali controproposte nella riunione già indetta per giovedì 8 luglio.
Nel frattempo le Regioni non mollano e anzi replicano alle polemiche di queste ultime ore sui dati emersi circa le ridotte capacità delle realtà del Sud di attingere ai fondi europei. E sembra legato a quest’ultimo aspetto il tono acceso del presidente Errani, che oggi ha parlato apertamente di "cortina fumogena", che a suo dire servirebbe soltanto "a coprire una manovra che le Regioni e gli enti locali giudicano insostenibile e che finirebbe per penalizzare i cittadini".
Naturalmente non senza rilevare che "non si affronta il gap che ancora oggi separa il Mezzogiorno dal resto del Paese con accuse ingenerose e superficiali alle amministrazioni del Sud". Errani è stato ancora più diretto col ministro Tremonti in un’intervista al Tg3 in cui ha tra l’altro confermato l’intenzione delle Regioni di restituire le deleghe loro assegnate dalla legge Bassanini se il governo confermerà il taglio di 4 miliardi, perché senza quei fondi "non sarebbero più in grado di esercitarle": "Il ministro deve cambiare modo di rivolgersi alle Regioni: le istituzioni si devono rispettare; polemiche e offese non fanno bene al Paese". Quindi l’auspicio di un "tavolo" in cui "guardare a tutti gli sprechi", che sono cosa diversa "dai tagli al trasporto pubblico locale, alle politiche per le imprese, le famiglie, i non autosufficienti".
E, come già fatto nel corso dell’incontro con le forze sociali, ma anche nella Conferenza di giovedì scorso, o nell’incontro di venerdì con il presidente del Senato Renato Schifani o all’Assemblea di venerdì della Coldiretti, ha ribadito: "La manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo; è squilibrata perché pesa per l’80% su regioni e enti locali e finirà per ricadere sui servizi pubblici essenziali per i cittadini".
Ma un concetto cui Vasco Errani sembra tenere oltremodo è la forte sintonia venutasi a creare in queste ultime settimane tra lui e il resto dei governatori italiani e anche con Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni, con Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania e presidente dell’Unione delle Province d’Italia, e con Enrico Borghi, leader dell’Unione delle Comunità montane.
Un fronte compatto, almeno in questa prima fase in cui non è ancora stata decisa nei dettagli una diversa ripartizione dei tagli, che consente a Errani di usare bastone e carota. "Dobbiamo reagire per senso delle istituzioni alla campagna di delegittimazione in corso – avverte – anche se continuiamo a ricercare il dialogo, pronti ad assumerci in modo equo e proporzionale le nostre responsabilità nell’azione per il controllo della spesa pubblica".