Manovra. Marcegaglia: “Giudizio buono ma riforme insufficienti”
10 Giugno 2010
di redazione
"Giudizio complessivamente positivo" di Confindustria sulla manovra economica, anche se le riforme strutturali sono "insufficienti". Lo ha detto il presidente degli industriali Emma Marcegaglia, ascoltata in audizione in commissione Bilancio del Senato. "La linea del rigore – ha aggiunto – non ha alternative e anche per quanto riguarda la tempistica il Governo ha fatto bene ad anticipare il varo delle misure. Ridurre la spesa non è facoltativo, è un dovere assoluto: c’è una diminuzione di 2,3 punti in due anni e crediamo che la linea vada tenuta anche negli anni successivi. Anzi, i tagli addirittura andrebbero rafforzati".
Ma per Marcegaglia nella manovra "c’è una parte limitata di riforme strutturali". Il decreto legge sulla manovra, quindi, contiene misure "che riducono la spesa ma non sono strutturali. Bisogna poi occuparsi del rilancio della crescita economica – ha sottolineato il presidente di Confindustria – costituito dalle riforme strutturali che a nostro avviso in questa manovra non sono sufficienti".
Per Marcegaglia "la composizione degli interventi va nella direzione più volte indicata da Confindustria di riduzione della spesa pubblica. Le uscite correnti al netto degli interessi sono salite del 49,1% dal 2000 e il 2009, passando dal 37,3% del Pil al 43,5%: un incremento di oltre sei punti, sicuramente accentuato dalla recessione, ma che in assenza di correzioni tende a essere permanente e insostenibile. Il totale delle uscite ha raggiunto il 52,5% del Pil e ciò nonostante l’ingresso dell’euro abbia consentito di abbattere la spesa per interessi di 4,6 punti".
"Ridurre la spesa pubblica – ha insistito – è una priorità per liberare risorse destinate alla crescita, lasciare più spazio al mercato, abbassare la pressione fiscale, alleviare l’aggiustamento a carico delle future generazioni". Inoltre, secondo la presidente di Confindustria "desta perplessità il modo in cui si mira a ottenere questi risultati. Senza riforme strutturali che cambino il perimetro dell’azione dello Stato, il contenimento della spesa rischia di non essere duraturo. Inoltre manca il rilancio della crescita economica costituito dalle riforme strutturali".
Gran parte delle minori spese, in particolare, "proviene dalla riduzione dei trasferimenti agli enti locali: 8,5 miliardi sui 14,4 attesi per il 2012. È elevato il rischio che gli enti locali scarichino i minori trasferimenti ottenuti comprimendo gli investimenti in infrastrutture, che è la componente della spesa più facilmente comprimibile, e aumentando le tariffe e altre forme di incassi. Va ricordato che i Comuni realizzano la maggiore quota di investimenti pubblici. Se questa reazione si concretizzasse, non saremmo in presenza di veri risparmi nella spesa corrente ma di una nuova diminuzione di quella in conto capitale e di maggiori entrate. Occorre evitare che ciò accada".