Manovra sotto osservazione Ue, Moscovici: “Sarà esame esigente”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Manovra sotto osservazione Ue, Moscovici: “Sarà esame esigente”

18 Ottobre 2016

“La Manovra è stata appena consegnata ai nostri uffici, dobbiamo esaminarla nella forma e nel contenuto. Non siamo la Commissione delle punizioni e delle sanzioni ma sui conti dell’Italia l’esame sarà esigente”, a dirlo il commissario europeo per gli Affari monetari Pierre Moscovici in due colloqui con Repubblica e Corriere della Sera.

Per il rapporto deficit/Pil nella legge di bilancio 2017 “eravamo partiti da 1,8%“, e il 2,3% “ho detto subito che non era la cifra che avevo in mente. Ne prendo atto e mi preparo alla discussione con Roma”, dice Moscovici. Uno scarto pari allo 0,5%, sottolinea, “sono circa 10 miliardi di euro. E faccio notare che Roma ha già goduto l’anno scorso di una flessibilità pari a 19 miliardi”.

“E’ legittimo che ci siano spese oggetto di flessibilità. Ma la vera questione è se le cifre indicate nel budget corrispondono effettivamente alle spese sostenute”, aggiunge il commissario, assicurando che l’Europa vigilerà sulle spese sostenute per sisma e migranti. “La procedura è questa: adesso si aprono i colloqui con i vari governi fino al primo novembre. Se consideriamo che il budget non corrisponde alle attese, chiederemo alcune correzioni. Infine daremo la nostra opinione in novembre, prima dell’esame finale all’Ecofin dell’8 dicembre”.

Moscovici non esclude sanzioni contro Roma. Tuttavia, dice, “pensiamo che sia sempre meglio dialogare per convincere i governi a fare riforme e a ridurre i deficit. Non è lassismo come dice qualcuno. La media dei deficit pubblici nell’eurozona è diminuita dal 6 al 2% tra il 2010 e il 2016.

“Nel momento in cui spendiamo i nostri soldi per fronteggiare la grande tragedia dei migranti rendiamo un servizio fondamentale all’Europa. Ci tengo a ribadirlo, non è semplicemente il chiedere qualche euro in più in cambio di queste cose ma riconoscere il grande sforzo del Paese”, la butta sul tema accoglienza, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ospite di Uno Mattina, ricordando che il governo ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a passare da un deficit del 2% al 2,3% “proprio in virtù delle spese eccezionali che sono quelle dei terremoti e della ricostruzione e dei migranti che purtroppo non diminuiscono ma aumentano”.

“Si tratta di una grande emergenza di cui l’Italia si fa carico per se stessa ma anche per tutta l’Europa, perché noi siamo il confine meridionale dell’Europa”. Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in un’intervista al Sole 24, “per il pacchetto competitività non ci sono problemi di copertura, abbiamo avuto più di quanto presentato, con un’ulteriore rafforzamento di 100 milioni del Fondo di garanzia. Nulla è rimasto fuori. E credo che questo sia anche dovuto al lavoro di squadra fatto con Renzi, Nannicini, Padoan, Giannini, Epifani e tutte le parti sociali. Un bel risultato nel merito e nel metodo”.

Mentre sul possibile “cartellino giallo” europeo sui conti, sottolinea: “Siamo tranquilli. Potremmo discutere con l’Europa su qualche frazione di numero, ma alla fine la manovra passerà. Ricordo peraltro che il 2,3%, comprendente la clausola migranti e quella terremoto, vorrebbe dire un’ulteriore riduzione rispetto a quest’anno e a quello precedente. Se guardo a ciò che accade altrove in Europa, penso a Francia e Spagna, mi pare ovvio che questa scelta di responsabilità vada riconosciuta e premiata. Si tratta del deficit più basso da prima della crisi”.

Staremo a vedere se a Bruxelles accetteranno i numeri dei conti italiani, più che altro per tenere in sella Renzi in vista del referendum costituzionale. Un cartellino giallo, o peggio, rosso, della Ue, sarebbe l’ennesimo schiaffo al premier prima del voto del 4 dicembre.