Marche, l’incontro della Federazione Tabaccai nella più antica manifattura d’Europa
17 Settembre 2012
«Sento puzza di bruciato,» dice un tabaccaio romano dai capelli bianchi, commentando la proposta dell’Unione Europea di azzerare l’esposizione e ‘uniformare’ il gusto dei prodotti da fumo. «Personalmente credo che non si otterrebbero grossi risultati. Una cosa sono politiche serie per far conoscere agli italiani quali sono i rischi del fumo, questa invece mi sembra una mossa suicida, per favorire il contrabbando».
Ci troviamo al “T2000 in tour”, l’edizione itinerante che si svolge nelle Marche e che permette ai tabaccai italiani di incontrare i delegati della propria federazione nazionale (la FIT) e i principali “stakeholders” del comparto (Logista, Lottomatica e molti altri), scoprendo le novità del mercato. La crisi morde il tessuto produttivo, minaccia chi lavora, i consumi crollano (meno 8 per cento) e tante aziende agricole hanno chiuso o stanno per chiudere. Eppure nella storica Manifattura Italiana Tabacco di Chiaravalle, scelta per una delle tappe del Tour di quest’anno, l’atmosfera è dominata da una preoccupazione mista a fiducia industriosa.
La manifattura di Chiaravalle è la più antica d’Europa, risale al 1759, quando i monaci cistercensi diedero vita alla “fabbrica” divenuta il centro propulsore dell’economia cittadina. Attraversando la storia d’Italia, la manifattura è diventata il simbolo di quella cultura imprenditoriale che non si arrende alla durezza delle “guerre economiche” e reagisce alla crisi attuale. I delegati della FIT, guidati dal Presidente Risso, hanno il tempo di visitare la storica struttura confrontandosi con le personalità politiche presenti (i parlamentari Sbarbati, Ciccioli, Ceroni, Amati). Politica e impresa che dovrebbero saper custodire realtà uniche come Chiaravalle, per valorizzare le eccellenze delle Marche, il territorio, i prodotti naturali di questa terra, ‘miscelando’ tradizione e innovazione, tutela del lavoro e investimenti su produzione e qualità.
Nell’Europa che rischia di cancellare inconsapevolmente le sue diversità, assecondando una malintesa idea di uguaglianza, la difesa del “made in Italy” – della cultura del tabacco italiano al 100% – va condotta con fermezza, senza eccessi e in un clima giustamente bipartisan.