Marchini: «Un figlio ha bisogno di un padre e di una madre. Senza se e senza ma»
14 Maggio 2016
«Sono tutto tranne che omofobo, ma bisogna stare attenti a un rischio molto grande: quello di cadere nel relativismo», ha detto ieri il candidato sindaco alle elezioni comunali di Roma, Alfio Marchini, parlando con il senatore Gaetano Quagliariello durante l’evento organizzato al Tempio di Adriano dal movimento Idea con la Fondazione Italia protagonista.
«C’è un ordine naturale che va rispettato, e io credo che un figlio abbia bisogno di un padre e di una madre. Senza se e senza ma», spiega Marchini. «Renzi è il re dell’ovvio, è ovvio che le leggi si rispettano. Ma ognuno lo fa con il proprio punto di vista e la propria visione. Io non sono un legislatore, ma rivendico il diritto di dire quello che penso».
E alla domanda di Quagliariello, «se ci fosse una legge che riconosce dei diritti patrimoniali e di assistenza a persone che decidono di vivere insieme, ma che non c’entri nulla con il matrimonio, è una legge che Marchini voterebbe?», il candidato sindaco risponde «certo, è lapalissiano».
E’ solo una parte della visione complessiva che Marchini propone per Roma ma che può valere per tutto il Paese, mettendo in guardia da una realtà dove rischiamo di essere sempre più soli, dove le identità si annacquano, e la libertà, slegata da ogni relazione, legame o forma di solidarietà, tende a diventare pura «autosufficienza».
Per Marchini bisogna allora ripartire dai quartieri, dal territorio, ripensare il welfare in modo innovativo, ricostruire un senso mutualistico tra le persone sulla base del principio di sussidiarietà. Identità, appartenenza, intese come «un cammino collettivo», ecco la «felicità» di fare politica.
Se oggi la vera sfida per l’Italia è quella delle città metropolitane, a Roma bisogna «cambiare modello di governo», la Capitale deve diventare una «grande fabbrica sociale del nuovo millennio», dove i cittadini si occupino del proprio territorio, favoriti da una amministrazione e da un fisco che non siano vessatori.
Senza dimenticare aspetti centrali come la sicurezza: «se vieni a Roma per delinquere in questa città non puoi starci,» dice Marchini, che propone «i militari a presidio delle periferie,» quella periferia che è stata «abbandonata dalla sinistra» e che adesso va riqualificata.
All’evento organizzato da Idea e Italia protagonista, con Marchini e Quagliariello, c’erano Eugenia Roccella, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi, Gaetano Rebecchini. Si è parlato del Family Day, del popolo che nel 2007 riempì San Giovanni e strappò quella piazza storica per i sindacati.
Si è parlato dell’altro e più recente Family Day, che ha portato più di un milione di persone al Circo Massimo a difendere la famiglia e i diritti dei bambini. Del «colpo di mano» sul Cirinnà diventato intanto legge Renzi-Alfano-Verdini, e del referendum abrogativo della legge sulle unioni civili presentato dai parlamentari di centrodestra.
Perché per quanto sia confusa la fase politica che viviamo, dice Gasparri, è nella «sostanza delle scelte che ci si trova». Perché una buona affermazione alle elezioni comunali può «cambiare la storia del centrodestra nel nostro Paese e la storia del nostro Paese,» secondo Quagliariello.
Perché tutte quelle vicende, allora come oggi, hanno delle «ricadute territoriali», nella vita di ogni giorno, dice Roccella, che allarga il discorso al welfare, all’assistenza ai disabili, all’aiuto alle famiglie. Perché bisogna arginare, spiega Giovanardi l’«indottrinamento sottile» della teoria del gender.
Perché non possiamo perdere, dice Maurizio Sacconi, quell’approccio umanitario che mette al centro della vita pubblica il valore dell’uomo, contro ogni progetto di ingegneria antropologica e sociale.
Come all’epoca del caso Englaro, l’individuo non può ridursi a una entità isolata. «Per una comunità aveva senso salvare quella vita,» e quella battaglia state sicuri che si riproporrà.