Marea nera. Bp: rating ridotti, Hayward rischia il posto
03 Giugno 2010
di redazione
Un doppio mea culpa su un piatto della bilancia, sull’altro il doppio taglio del rating di Fitch e Moody’s. L’amministratore delegato (Ceo) di Bp Tony Hayward rischia il posto. Forse non oggi e neanche domani, quando si rivolgerà in teleconferenza da Houston agli investitori londinesi, ma probabilmente entro la fine dell’anno. Questa è la previsione dei bookmaker.
Per gli analisti potrebbe succedere prima, magari a fine agosto, quando negli auspici di Bp la marea nera sarà forse messa sotto controllo. Meglio che resti lui in sella anzichè rimpiazzarlo con un altro che rischia di venir ‘bruciatò con la stessa rapidità, hanno detto fonti del Wall Street Journal. Come dire che alla Bp serve un capro espiatorio e che il geologo di professione che tre anni fa ha ereditato il comando dal discusso Lord John Browne sembra in questo ruolo la persona più adatta. Non doveva andare così. All’inizio della crisi agli americani era piaciuta la decisione di Hayward trasferirsi in pianta stabile in Louisiana, in un Ramada Inn di Robert, per seguire da vicino le operazioni di contenimento della falla. Oggi – dicono confidenti dell’amministratore delegato – il numero uno di Bp passa le ore a fissare il monitor a 1.500 metri sotto il mare mentre i robot sottomarini tentano vanamente di tappare il pozzo. È un disastro esistenziale per Bp, ma anche per un uomo che a Bp ha dedicato l’intera carriera. Un columnist canadese ci ha scherzato sopra: l’unico che ancora ammira Hayward è il Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, dato che Hayward lo ha scalzato dal ruolo di uomo più odiato d’America. Alla vigilia dell’apparizione davanti agli azionisti, Hayward ha fatto un doppio mea culpa. Come persona, per aver ammesso: "Rivoglio una vita". Un commento che gli ha attirato gli strali degli abitanti della costa del Golfo del Messico e soprattutto delle famiglie degli 11 operai morti nell’esplosione della Deepwater Horizon. Ma anche, e soprattutto, come manager.
Bp era "impreparata" al disastro offshore, ha detto al Financial Times: "Non avevamo gli strumenti che sarebbe stato necessario tenere nella cassetta degli arnesi". Parole di piombo che hanno fatto affondare i rating del gruppo, tagliati da Fitch e Moody’s senza escludere ulteriori ribassi a causa del "continuo aumento dei rischi sia in termini di profilo finanziario che di business". E intanto, mentre in America dilaga la protesta alle pombe di benzina e mentre l’avvocato dei consumatori Ralph Nader chiede il boicottaggio dei distributori Bp, due influenti senatori, Charles Schumer e Ron Wyden, hanno chiesto in una lettera aperta a Hayward che Bp sospenda il pagamento dei dividendi almeno fintanto che la battaglia contro la marea continua.