Marea nera. Operaio: “Bp sapeva di falle sicurezza piattaforma”
21 Giugno 2010
di redazione
La Bp sapeva che c’erano falle nel sistema di sicurezza della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon settimane prima che quest’ultima esplodesse, causando la disastrosa marea nera nel Golfo del Messico: lo rivela alla Bbc un operaio della struttura sopravissuto all’incidente.
L’operaio, Tyrone Benton, racconta all’emittente britannica che la falla non fu riparata, che il sistema di sicurezza difettoso non fu risanato ma chiuso e che si fece affidamento su un secondo sistema. Benton aggiunge che la responsabilità della manutenzione di quell’attrezzatura era la compagnia proprietaria della piattaforma, la Transocean, la quale ha affermato, prima dell’incidente, di aver testato con successo quel sistema. Il sistema in questione, spiega la Bbc, è il "blowout preventer" (Bop), che impedisce le fughe di gas, il sistema di sicurezza più critico dell’intera piattaforma, in grado di tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale e progettato per prevenire disastri proprio come quello accaduto il 20 aprile nel Golfo del Messico.
Il "cervello" del Bop, dice ancora Bbc, sono delle unità di controllo (control pods), che rilevano se vi sono irregolarità. "Abbiamo notato – racconta Benton – una perdita sull’unità di controllo e abbiamo informato gli uomini della compagnia". Questi ultimi "stanno in una sala di controllo, da dove potevano accendere o spegnere quell’unità di controllo e accenderne un’altra, così da non dover interrompere la produzione". "Inaccettabile" è stato definito questo comportamento da un esperto interpellato dalla Bbc: secondo il prof. Tad Patzek, dell’Università del Texas, "se c’è un indizio che il Bop non sta funzionando a dovere, lo si dovrebbe riparare a qualunque costo".
Benton ha detto che il suo superiore ha informato via e-mail sia la Bp che la Transocean delle falle appena scoperte. Secondo l’operaio, riparare l’unità di controllo (invece di attivarne un’altra) avrebbe significato un’interruzione temporanea dell’attività di trivellazione sulla piattaforma Deepwater Horizon, che, ha aggiunto, costava alla Bp 500.000 dollari (circa 400.000 euro) al giorno.
Intanto, secondo quanto riporta Bloomberg, per arginare la marea nera nel Golfo del Messico, la Bp ha finora speso due miliardi di dollari. La banca svizzera Ubs ha sospeso le stime sul dividendo di Bp fino alla fine del 2012. Motivo: non vede in questo intervallo di tempo alcuna crescita nei dividendi finanziari per la società pertolifera, sotto pressione da parte dell’amministrazione Usa. La società ha detto di aver pagato 105 milioni di dollari di danni a quanti sono stati colpiti dal disastro. La settimana scorsa Bp, dopo l’incontro tra i suoi vertici con il presidente Obama, ha depositato 20 miliardi di dollari in un fondo per compensare le vittime della fuoriuscita di petrolio.
E peggiora il calcolo delle perdite di petrolio in mare: si tratterebbe di 100mila barili di petrolio al giorno, qualcosa come 15,9 milioni di litri, secondo un documento interno della società reso noto da un deputato americano. Finora il governo Usa aveva parlato di 60mila barili al giorno (9,5 milioni di litri). Un portavoce di Bp, Toby Odone, ha detto che il documento dovrebbe essere autentico, ma che la stima si applicherebbe solo se un pezzo fondamentale dell’attrezzatura venisse rimosso. "Siccome non ci sono progetti di rimuoverlo, la stima è irrilevante" ha detto Odone. Oggi il sindaco di New Orleans, Mitch Landrieu, a 63 giorni dal disastro, porterà in visita i sindaci di 17 città americane nel delta del Mississippi, dove il petrolio ha ricoperto le paludi e danneggiato flora e fauna.