Marea nera. “Top kill” funziona, ma Obama frena ancora sulle trivellazioni
27 Maggio 2010
di redazione
Si chiama "Top kill" e sembra che stia funzionando. E’ l’operazione di contenimento progettata dalla British Petroleum per fermare la marea nera nel Golfo del Messico. È ottimista l’ammiraglio della Guardia costiera Thad Allen, coordinatore dell’intervento, il quale ha spiegato che appena la pressione nel pozzo sarà arrivata a zero, verrà pompato cemento per sigillarlo in modo permanente.
Più prudente la BP, secondo la quale le operazioni procedono come previsto, ma non bisogna trarre conclusioni affrettate.
L’operazione prevede che il fango sia spinto a elevata pressione sulla testa del pozzo, al di sotto della falla e del "blowout preventer" (un dispositivo che avrebbe dovuto prevenire la fuoriuscita di greggio in caso di incidente), a un ritmo di 65 barili al minuto. La pressione del greggio in uscita dovrebbe inizialmente spingere il fango verso l’alto e costringerlo a uscire dalla falla insieme al petrolio.
Intanto il New York Times lancia nuove accuse alla BP. Secondo il quotidiano americano, la compagnia petrolifera avrebbe risparmiato sui materiali di rivestimento del pozzo sottomarino scegliendo, tra due opzioni, quella più economica ma anche più rischiosa. Le rivelazioni arrivano da un documento ricevuto da un investigatore del Congresso Usa.
Mentre la BP lavora senza sosta però, continua il pressing del presidente Obama, che ha annunciato il prolungamento di altri sei mesi della moratoria sulle trivellazioni off-shore. In attesa di conoscere le conclusioni dell’inchiesta della commissione incaricata, il presidente ha sospeso i permessi e annunciato l’inasprimento degli standard di sicurezza.