
Margaret Thatcher e la sua eredità: l’Occidente ha bisogno dei liberalconservatori

25 Ottobre 2019
“La libertà è quel bene che ti fa godere di ogni altro bene”, sosteneva il celebre Montesquieu quando doveva dare un senso a questo nobile termine, sapeva bene il Conte che era facile oggetto di strumentalizzazioni, chiamando libertà ciò che non era.
Sicché, per eliminare questa possibilità, parlò di quello che la libertà poteva fare, andando ben oltre quegli schemi che già all’epoca tentavano di portarla ad una diatriba distorta.
Nell’Occidente dei nostri giorni le cose hanno seguito un corso quasi prevedibile, e il termine libertà è stato più volte abusato e distorto, reso il contrario da logiche politiche ben distanti dal garantire “un bene che ti fa godere di ogni altro bene”.
E in poco tempo libertà è diventata sinonimo di anarchia, di sregolatezza, facendole assumere quei connotati giacobini di mater degenerativa.
Ed è per questo se oggi occorre ritrovare un lume per potersi fare strada e riportare nella politica un termine – che prima di tutto è dignità, legato inevitabilmente ad una tradizione che oggi è totalmente incompatibile con il mondo liberal e il finto liberalismo socialista dei contemporanei.
Sicché se si parla di ideologie e di valori, ancora più necessario è fare riferimento ai portabandiere fedeli e veri lumi, così come fu Margaret Thatcher, una lungimirante dell’avvenire.
Nata Roberts, figlia di un droghiere e laureata in Chimica, per alcuni anni avvocato fiscalista, e successivamente dedita alla causa politica nel Partito Conservatore Inglese.
Dimostrò nel giro di poco tempo una grande abilità politica ed oratoria, non a caso fu la prima Donna leader del partito e, successivamente, Primo Ministro britannico.
La Thatcher era figlia di un’era che si alternava tra la grande miseria post-bellica all’inaugurazione dello scontro tra i due blocchi ideologicamente contrapposti.
Non era semplice fare il politico nell’epoca dove piccoli stravolgimenti internazionali potevano cambiare le dinamiche di interi paesi, sicché non bastava essere politici e basta, gli uomini e le donne dell’epoca donati alla causa dovevano essere necessariamente di più, dovevano essere visionari.
Margaret Thatcher era così, ma soprattutto la sua lungimiranza era legata alla semplicità, diceva spesso nei suoi celebri discorsi “Cos’è il successo? Io penso sia un miscuglio che consiste nel capire il senso delle cose che stai facendo; sapere che non è abbastanza, che devi lavorare sodo ed avere un certo senso degli obiettivi.”, ribadiva l’importanza della meritocrazia, ma soprattutto era una donna di grande decisione, non a caso venne soprannominata “The Iron lady”.
Di lei sappiamo che fu la Donna giusta per invertire la rotta della Gran Bretagna, destinata a divenire una potenza di ultima categoria, mangiata dalla sua stessa debolezza economica dopo la caduta del sistema coloniale.
E Margaret lo fece, riuscì in quell’impresa impossibile la cui soluzione sembrava lontanissima ai contemporanei, lei vinse da vera inglese.
Margaret Thatcher era una leader liberalconservatrice, portava con sé quella bellezza dei valori liberali legati all’importanza della meritocrazia e della crescita, faceva da alfiere alla tradizione senza esserne succube, permettendo che il passato potesse fare da lume per guidare l’Inghilterra verso il futuro.
Celebre era l’accoppiata con Ronald Reagen, i due insieme inaugurarono un’epoca di benessere e di auge per l’ideologia liberalconservatrice, portando l’Europa e il mondo pronte ad affrontare una nuova fase di transizione, contrastando il Comunismo e condannandolo alla sua fine.
Oggi tuttavia manca un esempio di vera politica capace di essere paragonato alla celebre leader inglese, una grande eredità che lascia un seggio vacante in Inghilterra come nel resto del mondo occidentale.
Non stupisce neanche che col tempo – a causa di una contropropaganda liberal che si è appropriata di questo termine per portare avanti un socialismo mascherato, l’opinione pubblica ritenga liberale ciò che liberale non è, conducendo la stessa società ad un odio quasi pericoloso nei confronti della libertà.
All’inizio di questo scritto la premessa rispetto alla concezione di libertà non è stata casuale, ma necessaria.
Non si può parlare di Margaret Thatcher senza fare riferimento al liberalismo e così vale per il contrario.
Ma lo stesso vale per altri grandi nomi che hanno definito e scritto la storia dell’Occidente liberale, contrastando la logica per cui nella società il singolo deve essere mero numero reso somma, senza alcun accenno all’autodeterminazione individuale che di conseguenza si traduce in una mancata autodeterminazione dei popoli e delle nazioni.
Sono tanti gli ambienti che oggi subiscono la contropropaganda che non permette di comprendere quanto siano intrinsecamente legati i valori liberali a quelli occidentali, tanto è vero che le uniche forme che restano visibili mettono in risalto le negatività di questi, portando avanti una guerra ideologica che tenta solo di appropriarsi del posto che una volta spettava a certe idee.
Ma è necessario fare anche un’autocritica agli eredi liberalconservatori – sempre che ce ne siano ancora, poiché se questo è avvenuto la colpa è soprattutto di coloro che sono stati incapaci di veicolare un messaggio importante all’elettorato, preferendo l’irresponsabilità politica alla visionaria lungimiranza con cui invece la Thatcher si contraddistingueva.
Ciò comunque non significa che bisogni lasciar perdere tutto, perché per quanto sembri difficile una deriva sempre più grande, è bene ricordare che una grande fetta della società civile è votata alla causa liberalconservatrice, tra di loro soprattutto gli indecisi e gli astenuti in mancanza di riferimenti.
Sappiamo per certo che solo un’ideologia che ha per base una grande cultura può durare nel tempo e garantire veri cambiamenti, questo perché la Politica senza Cultura non è nulla di diverso da uno specchietto per allodole.
Non produce differenze, finisce per piegarsi e morire, spogliandosi di contenuti ma animandosi nelle forme più attraenti per il marketing.
Ma cara e amata Libertà, si sa bene come questo termine continuerà ad essere abusato e corrotto, soprattutto da coloro che politicamente nudi da ogni principio e valore tentano di darsi una dignità elettorale usandolo senza ritegno.
Ed è in questo campo che torna necessario combattere, con quella logica paretiana dove delle idee contrastano altre, ma era la stessa Margaret Thatcher a dire di non demordere: “Potresti dover combattere una battaglia più volte per vincerla.”