Marini ci prova ma sarà “un impegno gravoso”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Marini ci prova ma sarà “un impegno gravoso”

30 Gennaio 2008

“Verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto
di riforma della legge elettorale e di sostegno ad un Governo che sia
funzionale all’approvazione di quel progetto e alla soluzione delle decisioni
più urgenti in alcuni campi”. Giorgio Napolitano chiude così, almeno per ora,
la crisi.

Toccherà al “lupo marsicano”, come lo chiamano gli amici, sbrogliare
la difficile matassa che da una settimana tiene legata ed imballata la politica
italiana. Per lui un governo con il compito di fare la riforma elettorale e al massimo sbrigare qualche faccenda importante. Un incarico molto limitato e preciso, quello che ha voluto affidare Napolitano a Franco Marini. E che fa prevedere che comunque il voto al massimo potrà slittare a giugno ma non oltre. Ma anche in queste condizioni il compito dato al presidente del Senato non è facile, come lui stesso ha ribadito spiegando:  “E’ un
impegno gravoso” ma al quale vuole dedicare la massima cura ed anche rapidità.

Non a caso ha già fatto sapere di voler aprire per domani le consultazioni al
fine di “trovare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze”. Parte,
quindi, l’avventura di Marini non senza però polemiche e dubbi.

Dubbi
soprattutto sul fatto che questa scelta possa essere legata all’obiettivo di allungare
i tempi della Legislatura e spostare di fatto la data delle elezioni. Un
timore che proprio Napolitano ha voluto subito allontanare dalle menti, spiegando ai cronisti che
l’incarico al presidente del Senato “non deve essere inteso come una scelta
rituale o dilatoria”. Un comportamento motivato dal “dovere di riservarmi
un’adeguata ponderazione” e considerando che “sciogliere anticipatamente le
Camere è la decisione più grave e impegnativa” e non certo “obbligatoria”.

Centrale
resta però il tema della riforma della legge elettorale. Su questo punto
Napolitano ha fatto un passo indietro ricordando che “la crisi della
maggioranza di governo è avvenuta dopo che in Parlamento si erano aperti
spiragli di dialogo per una riforma elettorale e per importanti riforme
istituzionali”.

Riforma che il presidente della Repubblica ha chiarito come
fosse “stata sollecitata anche da una richiesta di referendum dichiarata
ammissibile dalla Corte Costituzionale”.

Fin qui Napolitano. Ma adesso la
palla passa a Marini, che subito ha voluto mettere al corrente della situazione sia
il presidente Bertinotti sia l’ex premier Prodi. Ma almeno per il momento dal
centrodestra arriva una netta chiusura.

Silvio Berlusconi boccia l’ipotesi
Marini chiarendo che non c’è alcun margine per la riforma elettorale perché “il
Paese ha bisogno di molte cose, meno che di perdere tempo”.

Ed in Parlamento il
leader di Forza Italia spiega che “i partiti del centrodestra avranno una posizione
unitaria”. Posizione ribadita anche da Pierferdinando Casini che parla di
“margini stretti” per Marini e d’intesa con Berlusconi ribadisce che la
“prossima Legislatura sarà costituente”.

Diverso l’atteggiamento nel
centrosinistra. Veltroni apre all’ipotesi Marini già annunciato la
disponibilità “ad un governo che fissi la data delle elezioni, con le riforme o
il referendum”.

D’accordo anche Sinistra Democratica che con Salvi “ritiene
opportuna una breve fase di transizione che conduca ad elezioni a giugno”.

Critico il Pdci che annuncia il suo “no” con Oliviero Diliberto qualora “Marini
allarga la maggioranza a destra”. Un quadro, quindi ancora complesso dove, dati
i numeri, ognuno vorrà giocare un ruolo decisivo e fondamentale. Un’incognita
che aumenta le difficoltà di Marini.