Marini/Letta. Due abruzzesi per il Quirinale?
24 Febbraio 2013
Di elezioni non si può parlare perché è calato il silenzio ma del successore di Napolitano forse qualcosa si può dire, visto che oggi la stampa fa due nomi di abruzzesi doc, Franco Marini e Gianni Letta. Complice una dichiarazione fatta ieri su La7 dal senatore Gaetano Quagliariello, "vorrei che il prossimo presidente della Repubblica fosse un abruzzese". Marini e Letta sono due vecchie conoscenze della storia repubblicana, con biografie individuali molto diverse tra loro e che hanno ricoperto incarichi di massimo prestigio a livello istituzionale.
Il nome di Marini era già spuntato nei giorni scorsi sulla stampa abruzzese quando un altro senatore del Pdl, Filippo Piccone, aveva prefigurato uno scenario bipartisan per valorizzare la presenza parlamentare abruzzese a Roma, chiamando in causa il padre nobile del Pd della regione. Ieri, un altro piddino, Legnini, pur con le dovute cautele, aveva fatto una mezza apertura alla proposta di Piccone.
Marini, sindacalista, allievo di Pastore (il primo segretario Cisl), ministro del lavoro, ex democristiano confluito poi nel Pd dopo l’esperienza del Partito Popolare, quando divenne presidente del Senato (era il 2006) ebbe a dire: "Sarò il presidente di tutto il Senato (…) con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e per quelle dell’opposizione come deve essere in una vera democrazia bipolare". Una disponibilità al dialogo che potrebbe tornare utile nelle prossime settimane.
Anche Gianni Letta è abruzzese, originario di Avezzano. Uomo del fare, giornalista, anima del quotidiano il Tempo, è stato uno dei pilastri dei governi di Silvio Berlusconi, che lo ha sempre voluto accanto nei momenti più difficili. Letta è più giovane di Marini e può vantare una grande esperienza di "ambasciatore" dei moderati italiani presso la sinistra. Sua l’idea, poi svanita, del celeberrimo "patto della crostata", la cena con D’Alema che avrebbe dovuto portare alla riforma della costituzione. Suo nipote, Enrico, è stato per alcuni anni responsabile economico del Pd e non è certo un "falco" democratico.
Fu proprio Berlusconi nel 2006 a proporre la candidatura di Gianni Letta alla Presidenza della Repubblica: 369 voti al primo scrutinio, senza però raggiungere il quorum necessario. Ad essere eletto sarebbe stato Giorgio Napolitano. L’anno scorso Letta, che non è mai stato iscritto ad alcun partito, ha dichiarato di voler lasciare la politica "ora tocca ai giovani, ho servito il mio Paese".
Ma non dimentichiamo il ringraziamento di Napolitano, espresso nel novembre del 2012 dopo la costituzione del governo Monti, "per la continua e sempre scrupolosa collaborazione istituzionale, per la sensibilità, la competenza e lo spirito di servizio…". Parole che dimostrano come per il sottosegretario alla presidenza dei ministri forse non è ancora arrivato il momento del passo indietro dalla politica. Anzi.