Marini sale al Quirinale. Ma la strada è tutta in salita

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Marini sale al Quirinale. Ma la strada è tutta in salita

30 Gennaio 2008

Franco Marini, presidente
del Senato, sta per salire al Quirinale. Una mossa che tutti si aspettano e che inizia a
delineare più chiaramente quelli che potranno essere i prossimi passaggi per
tentare di uscire da questa crisi.

Ma soprattutto per evitare le elezioni ad
aprile. Napolitano lo aveva confermato a tutti i suoi interlocutori che non
avrebbe deciso subito per lo scioglimento del Parlamento. Un tentativo lo
avrebbe fatto, e così è stato.

L’ex sindacalista della Cisl ormai da
giorni lavora a questa eventualità anche se nelle ultime ore ha dovuto
registrare una serie di correzioni alla sua rotta. Dall’ipotesi del mandato
esplorativo è passato a quella dell’incarico per poi ritornare al mandato
esplorativo quando ieri, proprio dalla bocca del leader dell’Udc Pierferdinando
Casini, era giunta la notizia che anche lui appoggiava l’ipotesi di elezioni
immediate.

In effetti oggi però dal Colle Marini dovrebbe scendere con un
preincarico in tasca. Formula che il presidente della Repubblica Napolitano avrebbe
deciso nella notte riprendendola dall’esperienza di uno dei suoi predecessori, Oscar
Luigi Scalfaro, che la utilizzò proprio dopo la caduta del governo Prodi nel
’98. Allora per il preincarico fu designato il professore ma alla fine fu
D’Alema a spuntarla dando inizio al suo primo esecutivo. Stavolta toccherebbe a
Marini gestire il preincarico.

Una scelta che si spiegherebbe proprio con la
mancanza di una maggioranza favorevole alla formazione di un nuovo governo. Infatti
conti alla mano ormai è la maggioranza delle forze politiche che vuole andare
alle urne. Per questo Napolitano ha deciso di agire con molta cautela, forzando
sì la mano ma in modo soft appunto con il ricorso al preincarico piuttosto che
a quello più formale ed ufficiale dell’incarico.

Ma cautele a parte è evidente
che la scelta rischia di inasprire gli animi già di per sé molto tesi. Una
situazione che non agevolerà Marini che da ieri ha iniziato a saggiare il
terreno.

Stamattina ha incontrato il ministro Fioroni ed il sottosegretario ai
Rapporti con il Parlamento D’Andrea per analizzare la situazione politica ed i
decreti pendenti a Palazzo Madama. Poi ha incontrato il presidente Enzo Bianco
per fare un giro di orizzonti sulla bozza di riforma elettorale. Ieri invece la
chiacchierata con Massimo D’Alema.

Un confronto a quattr’occhi in cui Marini
avrebbe espresso le sue perplessità e difficoltà confermando comunque la sua
disponibilità a tentare questa impresa.

E il “ho sempre apprezzato il suo impegno
per il dialogo in Parlamento” detto dal ministro degli  Esteri all’uscita dall’incontro è sembrato
come un’investitura da parte del Pd. L’obiettivo principale da queste parti sembra
essere al momento non tanto quello di scongiurare le elezioni, ma piuttosto
quello di liberarsi velocemente dell’ingombrante figura di Prodi e del suo
governo in vista delle urne.

Lo schema elaborato al loft di Sant’Anastasia in
queste ore sarebbe di andare alla formazione di un nuovo governo comunque sia e
poi di lasciare a quest’ultimo il compito di gestire le elezioni. Il tutto per
togliere il governo Prodi dalla campagna elettorale che darebbe un vantaggio indiscusso
alla CdL. Ipotesi che proprio D’Alema avrebbe spiegato a Marini, con il chiaro
intento di farlo accettare l’incarico. Strategia che naturalmente nel
centrodestra intendono bloccare. Questo spiegherebbe l’offensiva di Berlusconi
di questa mattina, che ha spiegato la necessità “che al
governo Prodi non possa succedere un altro esecutivo”. E continua il Cavaliere:
“Nel nostro ordinamento non esiste la figura del governo che nasce
esclusivamente per gestire le elezioni. Il periodo di campagna elettorale, per
questo, non può che essere gestito dal governo Prodi che, sebbene sfiduciato,
aveva ricevuto la legittimità della sovranità popolare”.

Parole non casuali e
che confermano che la strada del dialogo per Marini con il centrodestra sarà
molto ripida. Per ora Marini ha sondato solo alcuni senatori dell’altra parte
tra i quali il suo vice Mario Baccini il quale gli ha fatto intendere di essere
disponibile a ragionare, se non votare, un governo guidato da Marini stesso.

Dialogo
con l’Udc che però oggi registra un brusco stop se non una crisi irreparabile
per colpa di Prodi e della sua decisione di sospendere Cuffaro dall’incarico di
presidente della Regione Sicilia. Una decisione che rischia di avvelenare
ancora di più i rapporti tra le parti rendendo più difficile il dialogo per
Marini. Mettendo in crisi il piano del Pd di exit strategy di Prodi in attesa
%0Adelle elezioni. Forse, ripete qualcuno malignamente dietro una delle colonne
del Transatlantico, l’ultimo colpo di coda del professore.