Marino, Vespa e gli elettori pentiti
10 Settembre 2015
Marino fa la morale a Vespa, anzi, agli spettatori di Porta a Porta: a guardare il programma “si fa peccato e bisogna andare a confessarsi”, afferma in un’intervista. Ad amministrare Roma, la nostra splendida capitale, come fosse una città nigeriana, invece, non si fa peccato.
A farsi bacchettare persino dal New York Times, che ha diffuso le immagini di una realtà urbana degradata e malissimo gestita, va tutto bene. Se il sindaco fa cattiva informazione sullo stato vegetativo, definendolo “permanente” (aggettivo abbandonato da tempo dalla comunità scientifica), e sostenendo si tratti di malati senza alcuna speranza, si ritiene perfettamente a posto con la coscienza.
La verità, che nell’intervista emerge, è che a tutt’oggi Marino non ha perdonato a Vespa le coraggiose puntate di Porta a Porta sulla realtà vissuta dalle persone in stato vegetativo e dai loro familiari, trasmesse mentre l’attuale sindaco di Roma conduceva la sua battaglia per far morire Eluana Englaro.
I Casamonica non c’entrano, si tratta solo di un risentimento personale covato da lungo tempo. D’altra parte neppure noi capiamo il motivo dell’aggressione a Vespa sulla puntata con la presenza di qualche membro del clan (peraltro incensurato), quando sulle diverse reti imperversano personaggi di ogni tipo, e le interviste a persone condannate per delitti anche odiosi vengono mandate in onda senza che nessuno si scandalizzi.
Forse non sono i Casamonica che scandalizzano, ma è proprio Vespa, che ad una parte del mondo politico, giornalistico e intellettuale italiano è sempre risultato indigesto. Marino sostiene che a guardare Porta a Porta si fa peccato, bisogna pentirsi. Parla per esperienza diretta, perché sa bene che i suoi elettori, adesso, sono tutti profondamente pentiti.