Mario Monti e quella presunta “credibilità” dell’Italia all’estero

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Mario Monti e quella presunta “credibilità” dell’Italia all’estero

21 Gennaio 2013

Il Financial Times si è permesso di dire quello he molti pensano ma che non osano dire – Monti forse non è la persona ideale per continuare a guidare il paese. La ragione principale? Ha sprecato un’opportunità per fare vere riforme ed ha cercato di pareggiare il bilancio con le tasse così dando un cattivo nome all’ “austerità”.

Wolfgang Münchau, editorialista economico del quotidiano finanziario britannico, che già in passato aveva criticato il presidente del Consiglio, accusandolo di un eccesso di austerity, è duro nei confronti di Monti: “la crisi finanziaria in Italia è scomparsa ma la crisi economica sta crescendo”. In particolare Munchan afferma: “come primo ministro Mr. Monti ha promesso riforme ed ha finito con alzare le tasse. Il suo governo ha provato a introdurre semplici riforme strutturali ma si sono annacquate nell’insignificanza macroeconomica”. Niente di più vero. E se il suo governo ha almeno aumentato la credibilità dell’Italia e portato al calo dello spread, in parte ciò è anche dovuto ad un altro Mario, Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea.

Monti salito in cattedra in una congiuntura finanziaria difficile ma al tempo stesso piena di opportunità, ha sciupato l’unica occasione forse per effettuare quelle riforme che il paese necessita ma che nessun politico “di professione” ha mai il coraggio di fare. Il tutto così è finito con una tradizionale politica di chiudere il deficit con più tasse. Serviva davvero Monti per fare cosi”?

Nessuno mette in dubbio che c’era bisogno di ridurre il deficit e fermare la corsa del debito pubblico. Al tempo stesso c’era e c’e’ ancora bisogno di introdurre in parallelo politiche di crescita economica. Come molti economisti e commentatori hanno piu’ volte dimostrato (si vedano al riguardo i vari papers ed articoli degli economisti Alesina e Giavazzi e i commenti di Luigi Zingales) le politiche di ‘austerity’ e di riduzione del deficit che aiutano la crescita sono quelle di taglio alla spesa pubblica non di aumento delle tasse (qui e qui). Gli Italiani sono già tassati abbastanza; lo stato ed il settore pubblico sono troppo grandi ed inefficienti. Sembrerebbe ovvio quale è la politica da seguire.

Ora Monti dice che è il tempo delle riforme: “possiamo parlare ad esempio di riduzione delle tasse, con responsabilità, in modo graduale e misurato”. Se non è riuscito ad introdurre riforme e a ridurre le tasse quando aveva l’opportunità di farlo con il supporto (anche se ha denti stretti) di tutte le fazioni politiche (almeno quelle serie che contano), cosa ci fa pensare che lo farà quando deve costruire un consenso in un parlamento frazionato?

L’Italia ha bisogno di serie riforme e di politiche di crescita: la riduzione delle tasse è la parte piu’ importante di tali riforme. Il prossimo Presidente del Consiglio dovrebbe essere la persona che dimostra una completa dedizione a raggiungere tale obiettivo.