Marò, il giallo (irrisolto) del ritorno in India
21 Marzo 2013
di Ronin
C’è chi dice che ci sia qualcosa di poco chiaro nella decisione del governo italiano di rispedire in India i due Marò, La Torre e Girone, ma non spiega esattamente cosa.
Ci sono i boatos della Farnesina sulla magra figura che avrebbe fatto il Ministro Terzi, che ha "forzato la mano", ma dopo le reprimenda di Singh e soprattutto della "italiana" Ghandi alla fine si è dovuto rimangiare la speranza data ai nostri militari.
C’era il nostro ambasciatore che non poteva restare "prigioniero" in India e non sia mai una perquisizione nella nostra ambasciata, o i visti tolti agli imprenditori italiani nel paese asiatico.
E c’è quella storia che circola sul presunto tacito scambio fra Roma e Nuova Delhi, i Marò in cambio di informazioni del nostro governo per aiutare gli indiani nella loro indagine sullo scandalo Finmeccanica.
Tanta carne al fuoco, e ci sta anche che rimandare i Marò in India, con la promessa strappata di dargli maggiori garanzie, alla fine potrebbe contribuire a risolvere definitivamente la questione.
Non è una bella pagina per la diplomazia italiana, ma le vie della diplomazia sono infinite e tanto vale attendere ancora prima di dire l’ultima parola.
Certo non un lieto fine per l’immagine del nostro Paese.