Marò, pena di morte ennesimo slogan elettoralistico in India
10 Gennaio 2014
di redazione
Il ministro dell’interno dell’India fa sapere che nei prossimi giorni si saprà se Nuova Delhi applicherà o meno alla vicende dei nostri Marò una legge che prevede la pena di morte. Una minaccia, quella indiana, che non viene evocata per la prima volta e che sempre di più fa ritenere che ormai in India la vicenda dei nostri fucilieri di marina viene brandita come un’arma politica usata in chiave elettoralistica. Il governo, con Letta, Bonino, Mauro, Cancellieri, si è immediatamente riunito alla notizia e il premier ha detto: "Sarebbe inaccettabile che le assicurazioni date dal governo indiano non siano rispettate", e ancora, l’Italia si attende che il governo indiano sia conseguente con le assicurazioni fornite dal suo governo e dalla stessa Corte Suprema circa il non uso di una legge per la repressione della pirateria". Il nostro esecutivo non molla, insomma, e dall’India arriva anche la voce dell’inviato speciale Staffan de Mistura che definisce "inaccettabile" l’ipotesi della sentenza capitale. "Noi prenderemmo le nostre contromisure", ha detto de Mistura, che anzi, ha messo giustamente altri paletti sulle norme che vorrebbero far passare i militari italiani per dei terroristi. "Siamo tranquilli", ha detto, Alessandro Girone, fratello di uno dei Marò che attualmente si trovano nella nostra sede diplomatica a Nuova Delhi, "queste voci sulla pena di morte girano da tempo ma, come ha più volte ribadito anche De Mistura, sappiamo benissimo che è una legge inapplicabile ai nostri ragazzi e senz’altro verrà smentita nei prossimi giorni".