Maroni chiede agli Usa di “darsi una calmata” ma più calmi di così si muore

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Maroni chiede agli Usa di “darsi una calmata” ma più calmi di così si muore

Maroni chiede agli Usa di “darsi una calmata” ma più calmi di così si muore

08 Marzo 2011

Il ministro degli interni, Roberto Maroni, ha senz’altro ragione nel giudicare insufficiente la reazione dell’Unione Europea davanti alla crisi dei profughi che arrivano dal Nordafrica. Lampedusa scoppia, solo negli ultimi giorni sono arrivate sull’isola centinaia e centinaia di persone, e nuovi barconi della speranza s’intravedono all’orizzonte. Maroni fa bene a sollevare il pericolo del terrorismo visto che non sappiamo con certezza chi ha svuotato i depositi di armi e munizioni nei giorni delle rivolte tunisina, egiziana e libica. Così come non è sbagliato porsi il problema delle ricadute economiche per la nostra piccola e media impresa alle luce di quanto avviene dall’altra parte del mediterraneo. Tutto giusto e condivisibile, "non è allarmismo".

Ma su un punto il titolare del Viminale sbaglia, e sbaglia di grosso. Quando invita gli americani "a darsi una bella calmata" se pensano di intervenire in Libia. "Vorremmo evitare che la Libia diventi un nuovo Afghanistan o una nuova Somalia", ha detto Maroni prefigurando un’altra Black Hawk Dawn in Tripolitania. Il ministro sbaglia perché gli Usa, fino adesso, sono stati fin troppo calmi di fronte alla sanguinosa repressione della rivolta ordinata dal rais. Gheddafi sta riconquistando, palmo a palmo, il territorio libico. La sua aviazione vintage può continuare a sparare indisturbata sugli avversari non essendoci una "no-fly zone" ad impedirglielo. I militari (e i miliziani) avanzano perché le tribù che fino a qualche giorno fa si stavano armando per dare la spallata finale al regime, a quanto pare, di armi e munizioni ne hanno trovate poche. Sono rimasti soli, divisi, bloccati sul più bello.

Gli Stati Uniti dovrebbero darsi una bella svegliata. Se Obama tentenna perché sa che un nuovo intervento nel mondo arabo può apparire un tradimento del discorso del Cairo (infatti ne sta già preparando un altro), ci sarebbe un modo per evitare la missione militare, completando, nello stesso tempo, la liberazione del nordafrica. E’ il "metodo Wilson", dal nome di quel Charlie Wilson che, via saudita, fu in grado di armare i mujaheddin afghani in funzione antisovietica. (Il senatore McCain ci sta provando a reinterpretare questa parte, ma purtroppo il veterano del Vietnam non è alla Casa Bianca.) Il quotidiano inglese Indipendent dà notizia che un piano del genere è attualmente fra le opzioni in agenda alla Casa Bianca.

In Afghanistan, prima dell’arrivo degli RPG, gli elicotteri sovietici facevano orrende stragi di civili (molto peggio di quanto non avvenga oggi); dopo l’arrivo degli RPG, gli elicotteri iniziarono a cadere come birilli, grazie a cenciosi guerriglieri appollaiati sulle montagne. Armare le tribù intorno a Tripoli significa costringere il Colonnello alla tregua, se non alla resa, senza "sporcarsi le mani" e senza scomodare l’Onu, la Russia e la Cina. 

Il problema del ministro Maroni è che il suo partito, la Lega Nord, appartiene a quella famiglia di "nuove destre" europee che – dall’Olanda all’Ungheria, dalla Francia alla Germania – credono in una ideologia isolazionista. Nell’idea, cioè, che non bisogna preoccuparsi di quel che accade nel "cortile di casa" ma esclusivamente dei danni che subiremo in casa nostra se solo provassimo a intervenire in faccende che non ci riguardano. E’ meglio non intasare le autostrade libiche che ci portano il petrolio, ha sentenziato il leader del Carroccio, Umberto Bossi.

Non rischieremmo di veder sprofondare Lampedusa sotto il peso dei clandestini se questi ultimi non avessero lasciato la propria casa e il proprio lavoro temendo di finire vittime di Gheddafi. Se questo è potuto avvenire dipende solo dall’ignavia dell’Occidente, che non si fece troppi scrupoli a schiacciare il diritto all’integrità territoriale dell’Iraq pur di spodestare Saddam Hussein, mentre adesso, davanti alla guerra civile libica, si discetta in punta di diritto internazionale.

Sarebbe imbarazzante se ci fosse un ministro della Repubblica scalpitante e riottoso alla richiesta americana di usare Sigonella per un nuovo raid contro il Colonnello. Ricordiamo i titoli della Padania contro i kosovari, che inneggiavano al "grande popolo serbo",  la mano tesa dalla Lega al boia Milosevic durante le guerre nella ex Jugoslavia. Sono trascorsi molti anni da quando Roberto Maroni votava per Democrazia Proletaria ma la giovanile sventatezza con cui "Bobo" si è rivolto a Washington appare un riflesso di vecchi slogan, smentiti dalla storia. Quando si festeggiavano i "liberatori" del popolo arabo e il "padre" della Libia indipendente. I 40 anni e passa della dittatura di Gheddafi.