Maroni: “Dopo la bocciatura norma Cie chiederò impegno del premier”
08 Aprile 2009
di Angela Sozio
"Sono furibondo per la bocciatura alla Camera della norma sull’allungamento della permanenza nei Centri di Identificazione". Sono queste le parole pronunciate dal ministro dell’Interno Roberto Maroni durante la conferenza stampa tenuta questo pomeriggio al Viminale.
Secondo Maroni la bocciatura della norma mette in discussione tutto l’impianto delle politiche di contrasto all’immigrazione clandestina. Costituirà inoltre, sempre secondo il ministro, un richiamo allettante per riprendere in massa la rotta italiana. Il 26 aprile Maroni ha evidenziato come i circa 1.038 clandestini attualmente ospitati nei centri Cie torneranno in libertà.
Per il ministro dell’Interno il voto di oggi alla Camera "è un indulto per i clandestini e rappresenta un irresistibile richiamo a riprendere con maggiore vigore gli sbarchi in Italia". A confermare questa ipotesi è stato lo stesso presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, che ha avvisato: "Gli effetti della crisi economica nei paesi più poveri rischiano di provocare un aumento dell’immigrazione clandestina verso l’Europa".
Maroni ha spiegato che gli attuali due mesi di permanenza nei Cie "sono insufficienti nella maggior parte dei casi per fare il riconoscimento dei clandestini ed ottenere il nullaosta al rimpatrio. Per questo abbiamo inserito il prolungamento fino a sei mesi nel decreto legge". Con soli due mesi di permanenza nei centri, ha sottolineato "saremo costretti a consegnare al clandestino il foglio di via invitandolo semplicemente a tornare nel proprio Paese, cosa che difficilmente farà. Il voto di oggi, ha aggiunto, è contro il ministero dell’Interno, contro la politica del governo di contrasto all’immigrazione clandestina e anche contro l’Europa, visto che una direttiva europea prevede di poter trattenere i clandestini nei Cie fino a 18 mesi".
"Domani mattina chiederò chiarimenti al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e chiederò anche se intende attivarsi per reintrodurre la norma al Senato". A Berlusconi, ha spiegato il ministro, "chiederò anche se la politica di rigore che noi stiamo attuando è ancora la politica della maggioranza, perchè oggi è stato dato il segnale opposto, visto che a votare insieme all’opposizione – ha aggiunto – sono stati esponenti del Pdl, voglio sapere se questi fanno ancora parte della maggioranza".
Tra l’altro Maroni ha spiegato di voler chiedere al premier "il suo impegno personale, affinché dal 20 al 26 aprile (data in cui decade il Dl) si possa ripresentare la norma". "Tecnicamente i tempi ci sono – ha proseguito – si potrebbe chiedere ai presidenti di Camera e Senato di non chiudere l’Aula la prossima settimana, facendo rinunciare a qualche giorni di vacanza ai parlamentari, in modo da poter concludere l’iter del decreto". Se non ci saranno queste garanzie, ha ammonito, "mi regolerò di conseguenza".