Maroni non è Mengele ma conviene dipingerlo così
01 Luglio 2008
Difficile ricostruire il cortocircuito nell’informazione sul censimento nei campi nomadi italiani voluto dal ministro dell’interno Maroni. Le ordinanze con le quali si sta procedendo alla identificazione degli abitanti dei numerosi insediamenti – spesso illegali e comunque indegni della umana convivenza – hanno suscitato un uragano di commenti indignati provenienti da varie istituzioni anche ecclesiastiche e naturalmente a seguire da vari esponenti della opposizione. Addirittura la stampa ha riportato la “ribellione” alla presunta schedatura dei rom di un prefetto nominato dal Viminale commissario straordinario per la sicurezza. Una cosa mai vista, come se l’ambasciatore d’Italia a Washington, per esempio, facesse delle dichiarazioni contrarie alla politica estera di Roma.
Evidentemente il binomio bambini/impronte digitali ha scatenato un rigetto incondizionato. Il che non è nocivo di per sé: è sempre utile il principio di precauzione come è di moda dire, ma lascia perplessi la reazione di fronte ad un provvedimento che di certo nasce su due necessità oggettive. La prima riguarda la vistosa anomalia di cui siamo testimoni impotenti, dello sfruttamento dei minori, anche piccolissimi, dediti all’accattonaggio o peggio istigati al furto dai genitori veri o presunti o meglio dai criminali che li gestiscono in condizioni aberranti. Che va decisamente stroncata, anche con il censimento con tutti i mezzi disponibili alla polizia e ai tribunali dei minorenni, se necessario anche con la presa delle impronte. La seconda più in generale ci riporta alla immigrazione clandestina e al diritto/dovere di ogni paese di agire con ogni mezzo legale per tutelare l’interesse nazionale, soprattutto nei confronti degli immigrati irregolari che per di più delinquono.
Ben venga quindi la decisione di censire la presenza dei nomadi sul nostro territorio, ricordiamolo una posizione condivisa da molti sindaci di sinistra, tra cui Cacciari. Avremo molte sorprese, tra le quali che circa la metà dei Rom sono cittadini italiani a tutti gli effetti e che invece molti degli ultimi arrivati sono semplicemente clandestini perché entrati con documenti falsi. Importante comunque che Maroni non venga descritto come una sorta di Dott. Mengele: a complicare una situazione di per sé complicata manca solo il disprezzo del ridicolo. (Margherita Boniver, Presidente Comitato Schengen, Europol, immigrazione)