Marsiglia, dove un ragazzo ebreo non può entrare in classe

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Marsiglia, dove un ragazzo ebreo non può entrare in classe

09 Settembre 2017

A Marsiglia, come del resto in tutta la Francia, sta succedendo sempre più spesso che agli ebrei venga “suggerito” di iscrivere bambini e ragazzi a scuole ebraiche private, non statali, per motivi di sicurezza. E’ un semplice consiglio che i presidi si trovano a dover elargire per buon senso (ovvio, non c’è alcun atto formale a indirizzarli) visto che la convivenza con i musulmani, che in alcuni istituti rappresentano anche il 95% degli iscritti, potrebbe risultare difficile, e soprattutto pericolosa.

Come intuibile, non è facile parlarne senza sollevare polemiche e polveroni mediatici, ed è per questo che Bernard Ravet, preside di tre licei, ha aspettato la pensione per poter raccontare in un libro appena pubblicato (“Preside di liceo o imam della Repubblica?”) tutto quello su cui ha dovuto tacere negli ultimi anni della sua carriera. “E’ ora di finirla con la legge del silenzio che pesa sull’impatto della religione in certe scuole – scrive l’ex dirigente -. Il fanatismo bussa alla porte degli istituti e impone i suoi simboli e le sue leggi nello spazio scolastico, durante la ricreazione, in mensa, in piscina”.

Per esempio, di fronte a una mamma ebrea francese che voleva iscrivere il proprio figlio al liceo Versailles dopo essere stata qualche anno in Israele, il preside Ravet non ha avuto dubbi: “Quando ho sentito parlare il ragazzo con un evidente accento straniero – spiega – ho capito che i miei studenti avrebbero scoperto subito la sua provenienza straniera. Se avessero scoperto che veniva da Israele, l’avrebbero distrutto”. Gli stessi studenti, intervistati (in Italia ne ha parlato il sito L’informale), dichiarano serenamente che un ebreo, nella “loro” scuola, non può entrare.

Il fenomeno degli ebrei francesi che emigrano in Israele si è accentuato da quando, nel 2012, Mohamed Merah ha ucciso, a Tolosa, tre bambini e un rabbino davanti a una scuola ebraica. Ma l’esodo registrato dall’Agenzia ebraica in Francia negli ultimi anni ha subito una crescita impressionante: 2.000 partenze nel 2012, 3.000 nel 2013, 7.231 partenze nel 2014 e oltre 8.000 mila nel 2015. Complessivamente, nell’ultimo decennio gli ebrei che sono scappati dalla Francia sono stati in tutto 40 mila, su una comunità di mezzo milione.

Che sta dunque succedendo nella laicissima Francia? Perché non è più in grado di proteggere i suoi cittadini ebrei dagli insulti e dalle minacce dei compatrioti musulmani? Che ne è di quel progetto di “integrazione perfetta” tra popoli e culture ostentato di fronte al resto d’Europa? Se gli ebrei fuggono per lasciare il campo ai musulmani qualcosa, di quel progetto, non funziona. Le nuove generazioni di musulmani rappresenteranno senza dubbio il volto di una Francia che ha fatto leva sulla sull’immigrazione per sostenere il Welfare e combattere la denatalità. Ma il conflitto sociale che dalle banlieue parigine si sta propagandando alle scuole di tutto il Paese è ben visibile e preoccupante. Secondo gli studiosi, il crollo delle nascite accentuerà in modo inevitabile e vertiginoso, in larga parte d’Europa, lo squilibrio tra cittadini di origine straniera (le famose seconde e terze generazioni) e di origine autoctona. Sempre più scuole, quindi, saranno a maggioranza islamica in Francia, Belgio, Inghilterra. Che scuole saranno? Cosa insegneranno alle nuove generazioni sulla libertà di pensiero e di religione, sul rispetto per gli altri e la tolleranza?