Massacri “sistematici” dei ribelli congolesi a Kiwanja
08 Novembre 2008
di redazione
L’accusa viene mossa da testimoni, ascoltati dal quotidiano britannico The Guardian. La sezione locale della Croce rossa parla di centinaia di vittime. Ieri le Nazioni Unite hanno annunciato l’avvio di un’indagine, mentre Nkunda ha già smentito ogni coinvolgimento.
Le forze del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) di Nkunda hanno riconquistato mercoledì scorso il controllo di Kiwanja, 70 chilometri a nord di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord-Kivu, ritenuta dall’ex generale tutsi un focolaio della rivolta hutu. Prima dei combattimenti, gli stessi uomini di Nkunda hanno intimato ai 35.000 abitanti della città di lasciare le loro case. "I ribelli del Cndp hanno detto alla gente di andarsene. Hanno preso alcuni giovani e li hanno uccisi. Altri li hanno portati via e non sappiamo cosa sia successo loro – ha raccontato un uomo – il Cndp ha ucciso le persone che non hanno lasciato le loro case. Il Cndp aveva detto di ritenere chiunque fosse rimasto un miliziano ruandese o Mai Mai".
Jumy Kasereka era un insegnante, non un combattente, rimasto nella sua casa a Kiwanja perchè malato di malaria e troppo debole per fuggire. "I soldati non hanno fatto domande – racconta la madre – gli hanno solo sparato. Credo che la loro missione fosse uccidere tutti gli uomini giovani. Era un insegnante. Ho cercato di dirglielo. Ma loro gli hanno sparato".
Alcune delle vittime erano combattenti Mai Mai o Hutu, ammette The Guardian, ma molti erano insegnanti, dipendenti Onu e anziani contadini, troppo malati per fuggire oppure ingannati dall’idea che gli uomini di Nkunda non avrebbe fatto loro nulla. Uno di loro era George Nbavumoya, un agricoltore di 58 anni, molto rispettato per il suo lavoro con la Fao. Nbavumoya stava curando il suo orto quando i combattimenti in corso in città lo hanno fatto correre a casa, preoccupato per le due figlie. La famiglia ha raccontato che non appena è arrivato sulla soglia di casa, uno degli uomini di Nkunda è entrato nell’abitazione, ha puntato il suo kalashnikov sul naso dell’agricoltore e ha aperto il fuoco. Le figlie dell’uomo, un’adolescente e una studentessa di 24 anni, sono scomparse.
Alcune case sono piene di cadaveri – scrive il quotidiano britannico, che ha visitato la città – in una c’erano 12 cadaveri, in un’altra cinque. Alcune delle vittime erano soldati del governo, altri sembravano miliziani hutu. I corpi di due giovani con pantaloni militari giacciono all’angolo di una strada. La gente del posto sostiene che sono stati gli uomini di Nkunda a infilare i pantaloni ai due cadaveri. Potrebbe essere vero. Entrambi indossano sotto pantaloni civili. Troppi per il caldo del Congo. Ma nessuno sa dire chi siano le giovani vittime, suggerendo che non siano del posto".
L’Onu ha annunciato ieri l’apertura di un’inchiesta. "Una squadra della Monuc (missione di pace Onu in Congo), con esperti per i diritti umani, è partita in elicottero per Kiwanja", ha detto il portavoce Matlodje Mounoubai. La squadra cercherà di "verificare le notizie di massacri e violazioni dei diritti umani per tentare di stabilire chi sia il responsabile", ha aggiunto. Nkunda ha smentito ieri ogni coinvolgimento: "Il Cndp smentisce nel modo più categorico le accuse tendenziose e diffamatorie" che fanno riferimento "ad assassinii mirati" a Kiwanja, ha scritto in un comunicato.
fonte: APCOM