Mastella e Di Pietro: le due facce del Sud

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Mastella e Di Pietro: le due facce del Sud

Mastella e Di Pietro: le due facce del Sud

22 Gennaio 2008

Non si capisce
molto del politico Clemente Mastella, se lo si esamina con il tradizionale
metro usato nelle considerazioni del Mezzogiorno e del suo “sistema” politico.
Infatti, in questo modo, si andrebbe incontro ai soliti luoghi comuni che
vedono nel personale politico mediamente espresso dal Mezzogiorno la
quintessenza del politicantume, del trasformismo, del traffichismo. Mastella
non appartiene a questa categoria e per ciò è diventato una star nazionale,
ricercata da tutti i mass media.

Se fosse solo il traffichino, che il
Mezzogiorno è abituato a produrre (e a votare), la sua vita pubblica sarebbe
grama, piagnucolante, recriminatoria.

Mastella è diventata una star della tuttavia
modesta vita politica nazionale, grazie a qualità nascoste, che nessuno avrebbe
in lui immaginato, e che qualcuno ha contribuito a far emergere. E questo
“scopritore d’ingegni”, questa levatrice di inespresse qualità, è stato Antonio
Di Pietro, un altro meridionale doc,  che
ben rappresenta l’altra “faccia” del mastellismo, che qui definiamo
dipietrismo.

Insomma per chi oggi afferma che la “questione
meridionale” è morta, la vicenda dei due ministri meridionali, fatta di litigi
a distanza, allusioni malevole, fianconate, insulti, dimostra che “il Sud è
vivo e lotta insieme a noi”. Il Sud, con la sua faccia duplice, complementare,
come quella di una medaglia: governativa, possibilista, opportunista,
filosabauda, con Mastella, e quella antagonista, oppositoria, incazzata,
giustizial-forcaiola, filoborbonica, con Di Pietro.

Eloquio appropriato, forbito, umanista,
retorico al punto giusto, quello del divo Clemente, che Egli sottolinea
tuttavia con un roteare eccessivo degli occhi e la frequente perdita delle
preposizioni articolate. Parlata sgangherata, paesana, sgrammaticata, e
tuttavia trascinatrice il popolo arrabbiato e desideroso di giustizieri, quella
di Di Pietro.

Sono qui gli estremi che si toccano della
rappresentanza politica meridionale. Di mezzo, pendenti or più verso l’uno o
più verso l’altro troviamo i Bassolino ed i Vendola, e quasi tutta la
rappresentanza parlamentare meridionale. Trovandomi con Clemente e Tonino su di
una torre e dovendo decidere chi dei due buttar giù, sceglierei di buttare me
stesso. Troppo grande sarebbe la sofferenza a dover rimanere superstite insieme
ad uno dei due.

Mastella, ad onor del vero, è molto, molto
meglio di Di Pietro. Eccone le ragioni.

Da piccolo feudatario politico meridionale
Mastella ha il senso della misura: fuori del suo territorio si mantiene cauto,
sorridente, amichevole. In questo gli si può riconoscere senso dello Stato.
Mastella non è mai andato al di là del possibile, del raggiungibile. Più che
moderato è oculato, cioè ha l’esatta visione di quanto può riuscire ad
ottenere.

Per questo è rimasto, lui per primo, sbalordito
dell’assegnazione del ministero della Giustizia. Le sue vere doti rimanevano
tuttavia nascoste. Di Pietro ha il merito di averle fatte emergere. Prima di
tutto è emersa la dignità, qualità molto rara nella stragrande maggioranza dei
meridionali, sempre pronti ad inventarsi un alibi per le proprie manchevolezze
e per piagnucolare aiuto.

Mastella ha detto basta allo stillicidio di attacchi,
provenienti dal Molisano, rispetto ai quali le vicende giudiziarie della moglie
Sandra e di alcuni parenti sono state solo l’ultima goccia. Gli si può dar
torto? Un ministro della Giustizia che fa tutto (o quasi) quello che gli vien
richiesto dalla magistratura associata, che si vede attaccato da un
ex-magistrato, compagno di maggioranza?

Poi è emersa
una certa onestà intellettuale, qualità rarissima nel personale politico. Dopo
aver detto basta, Mastella ha precisato, a scanso di equivoci, che “basta”
significa precisamente ed inequivocabilmente “fine della maggioranza”. Per gli
italiani abituati da due anni al dinismo, tecnica aggiornata del dentro-fuori,
sentire “basta” e basta è stata musica per le proprie orecchie.

Un meridionale sui generis, il divo
Clemente? Andrei cauto negli entusiasmi.

Certo che, in tema di meridionalità, Mastella
batte Di Pietro 2 a 0. Casa, famiglia, figli, parenti ed amici: Clemente è un
testimonial del Mezzogiorno tradizionale, delle buone cose d’una volta. Di
Pietro, da questo punto di vista, è out. L’aria di Milano lo deve aver
settentrionalizzato. E non vi sono peggiori meridionali di quelli
settentrionalizzati. Come coloro che ritornano al Sud per le vacanze e si
lamentano subito che tutto va male: traffico caotico, alberghi senz’acqua,
ristoranti di rapina, sporcizia e pattume. A costoro immagino che Mastella, con
arguzia tutta meridionale, direbbe: ma perché non andate all’Idroscalo o a
Rimini?

Di Pietro,
poi, a causa del tono spesso tribunizio è certo un trascinatore, ma non è un
persuasore. Anima, cio%C3