Matrimoni gay, prove tecniche di concessioni a sinistra
11 Giugno 2015
di redazione
Ieri i deputati del Pd hanno lanciato segnali bellicosi sul matrimonio gay. L’argomento non era all’ordine del giorno, visto che, come è noto, il ddl Cirinnà sulle unioni civili è attualmente in discussione nella Commissione Giustizia del Senato, che deve esaminare ben 4000 emendamenti, di cui circa 3000 presentati da Area popolare.
Nell’aula della Camera si votavano, in realtà, una serie di mozioni sul contenzioso nato tra quei sindaci che hanno trascritto nei registri di stato civile i matrimoni omosessuali celebrati all’estero, e il Ministro Alfano, che ha chiesto invece ai prefetti di annullare le registrazioni, palesemente illegali, poiché non esiste una legge nazionale a cui fare riferimento.
L’iniziativa è nata da Sel, che con la sua mozione imponeva il ritiro della circolare del Ministro degli Interni, mentre quelle di Ap, Lega e Centro democratico sostenevano la posizione del Ministro. Forza Italia, in preda a confusione, ha finito col ritirare la propria mozione per evitare spaccature, mentre il Pd glissava sulla liceità o meno dell’operato dei sindaci, e invitava a superare il problema attraverso una legge italiana sulle unioni civili.
"Con la mozione approvata oggi alla Camera in tema di trascrizione dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, il Pd ha perso un’occasione per affermare con chiarezza il rispetto della legalità e la necessità della correttezza istituzionale, preferendo utilizzare la mozione sui sindaci che hanno registrato illegalmente i matrimoni contratti all’estero, come apripista per le unioni civili" ha commentato l’on. Eugenia Roccella (Ncd-AP). Il governo, correttamente, non ha preso posizione e si è rimesso all’Aula, riconoscendo che non esiste un accordo di maggioranza sul tema.
Ma resta il dubbio: quello del Pd è stato solo un escamotage per tenere unito il gruppo parlamentare o sono prove tecniche di concessioni a sinistra?