Matteoli: «Centrodestra unito o i nostri voti resteranno in frigo»
20 Agosto 2017
Si avvicinano le elezioni politiche. Il tema dei confini della coalizione di centrodestra si fa sempre più attuale. Esso in parte dipende dalle determinazioni che verranno prese, alla ripresa, sulla legge elettorale. In parte, però, risponde a una concezione di fondo della politica e dei princìpi che dovranno ispirare la coalizione. La nascita della Federazione della Libertà al Senato ha fornito, su questo terreno, una prima risposta. Pubblichiamo una serie di interviste suscitate da alcune domande che l’Occidentale ha sottoposto ad alcuni dei protagonisti del dibattito interno al centrodestra. La prima, con il senatore Altero Matteoli.
Si avvicinano le elezioni, il centrodestra ha ottime chance di prevalere ma dovrà decidere con che schema di gioco presentarsi in campo. Nel caso in cui la legge elettorale non venga modificata e si vada a votare con i sistemi usciti dalla Consulta, e dunque alla Camera resti il premio alla lista che raggiunge il 40 per cento, il centrodestra dovrebbe presentare una lista unica di coalizione? E in tal caso, chi ne dovrebbe far parte?
Premetto che qualunque sarà la nuova legge elettorale il centrodestra, a mio parere, dovrà presentarsi unito, con un programma condiviso e credibile, pena una sconfitta certa. Le ultime elezioni amministrative spero abbiano insegnato a tutti qualcosa. Ciò detto, è evidente che il sistema elettorale è decisivo per la scelta dello schema con cui presentarsi agli elettori. Io e non solo preferisco un proporzionale con premio alla coalizione che appare in questa fase politica il sistema più adeguato, visto che sono in campo essenzialmente tre grandi aree. Con questa ipotesi, il centrodestra avrebbe più strade da percorrere sempre nel solco dell’unità: ogni partito potrebbe presentare la propria lista e quella che otterrebbe più voti esprimerebbe automaticamente il candidato alla presidenza del Consiglio, oppure si potrebbe direttamente optare per la lista unica. Scelta quest’ultima che appare la più indicata nel caso in cui si dovesse, e non me lo auguro, votare con le leggi elettorali uscite dalle sentenze della Consulta, che divergono in modo sostanziale tra Camera e Senato. Se ci sarà la lista unica, ritengo necessario un grande e lungimirante accordo tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Idea, Direzione Italia e le tante altre espressioni del civismo locale non di sinistra che vogliono essere alternativa al Pd e al M5S. Ripeto, però, il Centrodestra ha il dovere assoluto di attrarre l’elettorato con una coalizione coesa, fondata su un programma comune e mettendo da parte ogni tipo di polemica inutile oltre che dannosa. A me pare che ci siano tutte le condizioni di contesto storico e politico perché la grande area di centrodestra sia e appaia unita. C’è in gioco come non mai il futuro del Paese, che non possiamo consegnare né a Renzi tantomeno al populismo di un Movimento che già ha mostrato in varie occasioni la sua improvvisazione e inadeguatezza nell’amministrazione dei comuni.
Nel caso invece vi sia una legge basata sulle coalizioni, la Federazione della Libertà sperimentata al Senato – e cioè un raggruppamento delle forze di centrodestra liberali, cristiane e conservatrici, distinte dalla Lega ma alleate con il Carroccio – potrebbe essere un modello da riproporre?
“È un’altra ipotesi, oltre a quelle che ho prima indicato, sulla quale discutere e riflettere purché ci si muova sempre e soltanto nell’ambito di una unità politica di sostanza e non solo di facciata”.
Il rapporto con la Lega è antico, esiste fin da quando esiste il centrodestra di governo. Al di là delle schermaglie dialettiche, nel quadro politico attuale quali difficoltà e quali opportunità presenta oggi l’alleanza?
“Io ho avuto il privilegio di essere stato ministro in tutti i governi Berlusconi sin dal primo del 1994. Lo stesso privilegio divido con Roberto Maroni della Lega. Conosco quindi molto bene la serietà e la passione politica degli uomini e delle donne della Lega, in particolar modo quando operano nell’esecutivo. Bisogna sempre tenere distinta l’attività della Lega al governo da quella della Lega all’opposizione dove prevalgono spesso atteggiamenti e prese di posizione urlate e fuori luogo. Ma io ho potuto apprezzare in questi venti anni una Lega affidabile e sono certo che anche stavolta, sotto la direzione di Salvini, si possa fare con il Carroccio un egregio lavoro nell’interesse generale con ottime possibilità di riuscire nell’intento di governare bene l’Italia. Ho avuto la responsabilità di coordinare la commissione del Centrodestra per le candidature alle amministrative e voglio ribadirlo: quando ci si siede al tavolo per scrivere il programma e scegliere i candidati, con la Lega si trovano sempre le soluzioni più idonee e accettate da tutti e, aggiungo, con risultati che parlano da sé.
Un quadro di accordo federativo tre le forze conservatrici, liberali e cristiane può contribuire a valorizzare la componente della destra nazionale?
“Non mi iscrivo tra coloro che ritengono che destra e sinistra non esistano più. E sono ancora dell’idea che il ruolo della destra è più efficace se viene svolto all’interno di una grande alleanza con le forze di centro. Diversamente si rischia, come peraltro è avvenuto in Italia per quarantacinque anni con il MSI e da ultimo in Francia con il Front National della Le Pen, di non far valere i tanti voti raccolti dalla destra tra gli elettori. I voti della destra, come soleva dirsi al tempo della Prima Repubblica, resterebbero nel frigorifero a tutto vantaggio della sinistra e, peggio, delle forze populiste. Un grande accordo tra conservatori, liberali, cristiani e la destra politica è quindi l’unica possibilità di evitarlo. In questo senso ci impegneremo con tutte le nostre forze” .