McCaffrey: in Iraq una situazione grave ma recuperabile
02 Aprile 2007
L’ex-generale
delle forze armate statunitensi, Barry Richard McCaffrey, ora analista politico
per la NBC e la MSNBC, oltre che professore aggiunto all’accademia di West
Point, ha redatto un rapporto sulla situazione irachena basato su di una visita
effettuata tra il 9 ed il 16 Marzo di quest’anno in Iraq e Kuwait.
Come
da lui stesso premesso in apertura: “ Questo memorandum fornisce impressioni
sulla mia valutazione strategica ed operativa riguardo alle operazioni di
sicurezza sia in Iraq che in Kuwait, a supporto del Comando Centrale degli
Stati Uniti.”
Le
fonti citate all’inizio del rapporto sono tante e importanti, a cominciare dal
Generale ora in comando delle Forze Multinazionali in Iraq, David Petraeus, con il quale McCaffrey ha
avuto modo di confrontarsi a lungo. C’è poi un pranzo di lavoro con il luogotenente
Marty Dempsey, e una chiacchierata con il direttore dell’ufficio per la
ricostruzione dell’Iraq, Daniel Speckhard, insomma si tratta di un rapporto
nato dalla collaborazione di molti addetti ai lavori che si stanno sporcando le
mani nel pantano iracheno.
Il
quadro fornito all’inizio del memorandum descrive una situazione a dir poco
disperata, un’assenza totale di istituzioni politiche e una completa mancanza
di sicurezza per le persone comuni, una guerra civile di bassa intensità ed un
governo avverso alle diverse fazioni etnico-religiose.
“Non
c’è una funzione di governo che operi effettivamente attraverso la nazione – non
esiste assistenza sanitaria, giustizia, educazione, trasporti pubblici, lavori
e commercio, elettricità, produzione di petrolio. Non esiste una provincia all’interno del
paese sulla quale il governo eserciti il suo dominio. Lo stesso governo non può spendere i suoi
soldi efficacemente (7,1 milioni di dollari siedono nelle banche di New
York.). Nessun funzionario governativo
iracheno, soldato della coalizione, diplomatico, giornalista, membro di una Ong
straniera o appaltatore può camminare per le strade di Baghdad, o Mosul,
Kirkuk, Basra, Tikrit, Najaf e Ramadi, senza protezione pesante”.
Ci sono almeno 3000
morti al mese e un pugno di guerriglieri stranieri, insieme ad un migliaio di
membri di al-Quaida, incitano alla guerra civile per mezzo di attentati suicidi
che prendono di mira luoghi sacri agli sciiti e ai civili innocenti. Molti
attacchi sono diretti ovviamente anche contro le forze multinazionali e
McCaffrey cita in questo senso gli ordigni esplosivi improvvisati che mietono
tante vittime tra i soldati della coalizione.
L’ex-generale chiama poi
in causa la “scarsa credibilità” del governo di al-Maliki, visto dai sunniti
come un “surrogato persiano” e continua descrivendo la quasi totale mancanza di
istituzioni giudiziarie e le bande criminali che terrorizzano la popolazione
civile:
“Non ci sono, in
generale, istituzioni giudiziarie accettabili.
La popolazione è terrorizzata dalle bande criminali incontrollate
impegnate in rapimenti, estorsioni, rapine, stupri e massicci saccheggi di beni
pubblici, tipo linee elettriche, materiali per la produzione di petrolio,
trasposti di stato, etc. (Saddam ha rilasciato circa 80,000 prigionieri
criminali.)
McCaffrey fa poi notare
le condizioni inadeguate dell’arsenale a disposizione dell’esercito iracheno e
la sua mancanza di disciplina in settori cruciali, oltre al fatto che in questo
contesto esiste una predominanza sciita.
Secondo le stime
contenute nel rapporto, le forze degli insorti sarebbero superiori a quelle
nazionali di circa centomila unità.
A tale desolante quadro
si aggiunge poi una componente non indifferente: il fatto che la maggioranza
degli americani non ritiene di dover supportare oltremodo il governo iracheno e
che l’opposizione democratica all’esecutivo del presidente Bush ha appena approvato
una risoluzione che vincola i nuovi fondi destinati alla guerra al ritiro
dell’esercito Usa entro il prossimo anno.
“In sostanza, le forze armate statunitensi si
trovano in una situazione di pericolo strategico. Un disastro in Iraq
risulterebbe con tutta probabilità in una estesa lotta regionale che metterebbe
a repentaglio gli interessi strategici americani (petrolio) nel Medio Oriente
per almeno una generazione”.
La “carta Petraeus” ha
dato i suoi frutti
Ciononostante, secondo
McCaffrey, il ruolo svolto dal nuovo comandante in capo delle forze
multinazionali ha senz’altro migliorato la situazione: la collaborazione del
governo iracheno nel combattere la criminalità organizzata ha portato
all’arresto e all’uccisione di molti combattenti tra le fila degli insorti (più
di 600 individui.) Inoltre, lo “schema operativo” delle forze armate irachene e
americane è radicalmente cambiato, in modo da diminuire gli attacchi ai
check-point sparsi per il paese e rendere la vita civile più praticabile. Gli
iracheni hanno finalmente reso disponibile un maggior numero di soldati e
poliziotti da impiegare nella lotta per la conquista di Baghdad, in una “seria
operazione di sicurezza urbana”.
La situazione disperata
in cui versava la provincia di al-Anbar sembra essere notevolmente migliorata
grazie anche all’attività dei marines americani, mentre “le tribù sunnite
stanno fornendo alla polizia irachena i
loro giovani”, e questo è un dato molto importante. Anche sul fronte della spesa militare il
governo di al-Maliki sta facendo notevoli progressi, le forze di sicurezza irachene
hanno un budget di spesa di ben 7,3 miliardi di dollari per il 2007 e il
premier iracheno “ ha spinto per la creazione di una forza di sicurezza
composta da più di centomila effettivi.” Poi sono arrivati 3500 gipponi
corazzati Humwee, e 500 tra carro-armati leggeri del tipo Btr-80 e Coguar.
Sul fronte della
riconciliazione interna alle opposte fazioni, esiste un piano particolareggiato
posto in atto dal governo e dalle forze di coalizione che dipende però in larga
parte da un’eventuale vittoria sul campo di queste ultime e, in merito a
questo, McCaffrey sembra avere le idee chiare: “Le forze armate Usa
sono semplicemente straordinarie. Le
brigate dell’esercito e della marina, i battaglioni e i comandanti di compagnia
sono i leader più esperti e talentuosi della nostra storia…Il sistema
logistico delle forze armate statunitensi sta provvedendo con successo a
fornire il 100% dei rifornimenti, dei servizi, del mantenimento, del supporto
medico e dei materiali per la battaglia”.
L’ex-generale fa anche
notare che il supporto fornito dal Kuwait si sta rivelando essenziale per il
proseguimento della guerra e che questo rappresenta il “perno” delle operazioni
militari in corso nonché “dell’intero sforzo logistico”.
Secondo McCaffrey, l’obiettivo
di un Iraq stabile, in pace con i vicini, che non produca armi di distruzione
di massa e che sia completamente dedito ad un governo basato sul principio
della legge, è ancora raggiungibile, ma è rimasto veramente poco tempo. La
riconciliazione è la via di fuga da perseguire, e tale scappatoia può essere
percorsa se il generale Petraeus e l’ambasciatore Ryan Crocker riusciranno
nell’intento di riavvicinare i cento maggiori leader sunniti e sciiti
nell’interesse della nazione stessa. C’è
poi necessità di creare un dialogo a livello regionale che sia guidato dagli
iracheni e spalleggiato dagli Usa, di aprire un forum “permanente e neutrale”,
per esempio in Arabia Saudita, nel quale i “vicini di casa” degli iracheni
siano coinvolti in una continua e costante cooperazione.
Ovviamente, data la
situazione appena descritta, i leader democratici in America – ostacolando il
rifornimento delle truppe – non fanno l’interesse del loro paese e dei leader
militari e civili che sono sul campo in Iraq.