McCain ha sconvolto i piani di Obama e ora avanza nei sondaggi

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McCain ha sconvolto i piani di Obama e ora avanza nei sondaggi

09 Settembre 2008

Le Convenzioni non servono a discutere i temi della campagna. Servono a creare un personaggio. Se qualcuno aveva dei dubbi su questa regola ferrea della politica americana, essi sono stati del tutto fugati a Denver e poi, in maniera ancora più eclatante, a St. Paul/Minneapolis. 

I cinque giorni frenetici nel cuore del Colorado, ai piedi delle Montagne rocciose, hanno incoronato il giovane Obama e costretto in un angolo l’ambiziosa e combattiva Hillary, le cui brame sono state messe nel congelatore almeno fino al 4 novembre, quando si vedrà se l’ex-First Lady potrà continuare a coltivare il sogno della sua vita: sedersi sulla poltrona occupata per otto anni dal marito. 

In Minnesota, l’arena repubblicana ha scoperto una donna altrettanto pugnace, l’ignota Sarah Palin, la cui presenza scenica e l’eloquio hanno avuto l’unico svantaggio di far invecchiare di colpo il vecchio leone McCain. Nel volgere di poche ore, la sconosciuta venuta dal freddo è diventata nell’ordine l’idolo dei media, l’eroina delle madri-lavoratrici americane e oggetto di ammirazione di una buona fetta dei maschi americani. Risultato: il ticket repubblicano schizza nei sondaggi riuscendo ad infliggere al senatore nero la punizione dell’oscuramento televisivo, alla Clinton l’affronto di sembrare ormai demodée (out of sync come si dice da noi) e al candidato Vice Presidente Joe Biden entrambe le cose insieme.

Che l’operazione-Palin abbia avuto un successo quasi insperato lo si è visto nei giorni successivi, quando i democratici hanno goffamente tentato di affondare il Governatore dell’Alaska sottolineandone l’inesperienza. Peccato che così facendo hanno puntato i riflettori sul debole record di amministratore di Barack Obama. Come dite voi in Italia, due a zero (per i repubblicani) e palla al centro. 

Insomma, i democratici cominciano seriamente a preoccuparsi. McCain ha avuto il coraggio di dare battaglia all’avversario su un terreno congeniale per quest’ultimo, ed è riuscito a calare un paio di uppercut che hanno fatto male. Mentre la nazione si professa democratica, gli elettori delle Presidenziali guardano alle personalità e ne soppesano le capacità e l’appeal. Nel dopo-Palin, anche la scelta di Obama a favore di Joe Biden, oltre a scontentare le coorte di Hillary Clinton, non ancora disposte a deporre le armi e ad appoggiare il nemico del loro Capo, è improvvisamente parsa una scelta sin troppo conservatrice per il profeta del cambiamento. L’ingresso trionfale della Palin ha sparigliato le carte ridimensionando la perfetta macchina elettorale obamiana, che finora non aveva perso un colpo.

Il candidato democratico, il suo Vice-Presidente designato, la stessa Clinton (per la quale comincia a profilarsi l’incubo di una possibile sfida “rosa” nel 2012) saranno ora costretti ad uno sforzo di immaginazione per individuare i punti deboli dell’eroe del Vietnam e della sua agguerrita scudiera. Il partito dell’Asinello esce dalle Convenzioni con le munizioni bagnate. Il GOP al contrario ne emerge rinvigorito e rinfrancato, anche sul terreno dei valori conservatori, di cui McCain difettava. Obama e la Clinton sono avvertiti: il cambiamento può avvenire senza di loro.