
McCarthy, il subconscio e l’innesco della scrittura

15 Giugno 2023
Tutta l’ultima riflessione non fiction di Cormac McCarthy, dalla celebre intervista alla Winfrey del 2007 fino al più recente Problema di Kekulé, è un rovello sull’innesco della scrittura, sull’inconscio e la creazione delle storie. Lo scrittore americano scomparso nei giorni scorsi sosteneva che “il subconscio è più vecchio del linguaggio”, che per ragioni millenarie, dalle pitture rupestri al romanzo moderno e contemporaneo, questo buio prima di ogni buio è “restio” a parlarci. L’inconscio ‘detesta’ il linguaggio, preferisce esprimersi in modo enigmatico attraverso immagini, sogni e metafore. Aggiungerei i segni. Come ha scritto il New Yorker, l’oscuro è una sorta di “guida criptica” che “vale la pena ascoltare”. Il subconscio inizia a crearsi ancor prima che tu possa parlare ed esprimerlo. La scrittura sarebbe allora una reazione istintiva, che viene dall’allenamento, al vuoto non divino e scrutabile. Quando non ci pensi, arriva: le storie si creano prima di metterle su carta. “Quel che è da quel che non è trae vita”, suggerisce giustamente il Laozi.