Mediaset-Vivendi, Berlusconi: “Conoscevano i nostri conti. Le loro motivazioni ‘ridicole’ “.
07 Agosto 2016
Pier Silvio Berlusconi, al Financial Times ha confidato che le motivazione addotte da Vivendi, sono “ridicole”. Per poi aggiungere: “La lettera con cui Vivendi ha cambiato la propria offerta è stata completamente “out of the blue”, praticamente un fulmine a ciel sereno. Tirare fuori la storia che non conoscevano i conti di Premium non regge, è ridicola. I contratti firmati sono vincolanti”.
A fine luglio la francese Vivendi, primo socio di Telecom Italia (25% circa), ha comunicato di non voler più rispettare il contratto di acquisizione di Premium firmato l’8 aprile. L’accordo prevedeva uno scambio azionario del 3,5% tra Mediaset e Vivendi, a fronte della cessione di Premium a Parigi e di progetti di collaborazione industriale. A fine luglio i francesi hanno però cambiato le carte in tavola, facendo sapere di voler acquisire non più il 100% ma solo il 20% di Premium, e invece di puntare al 15% di Mediaset.
I francesi si sono trincerati dietro a un “disaccordo” sul business plan di Premium, arrivando persino a bollare come “irrealistico” il pareggio di bilancio della pay tv nel 2018. Una accusa gravissima a cui il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha subito ribattuto annunciando il ricorso alle via legali sia in sede civile sia penale.
In particolare Mediaset ha ricordato ai francesi come il piano industriale di Premium, “con le annesse assunzioni di base” fosse in loro possesso “fin da inizio marzo 2016, oltre un mese prima della firma dell’accordo vincolante”. Non solo. Vivendi aveva già avuto modo di studiare i numeri della pay tv nel 2014 quando alla fine, ad aggiudicarsi l’11% di Premium era stata Telefonica. Dal canto suo Arnaud de Puyfontaine, numero uno di Vivendi pur dicendosi “disponibile al dialogo”, ha dichiarato che “in assenza di una soluzione la società cercherà altre opportunità nel Sud Europa”. Ma l’ad di Mediaset ha ribattuto: “Avranno maggiori difficoltà a trovare un altro partner rispetto a noi”.
Insomma, volendo sintetizzare la situazione di Vivendi si può dire che ha ancora cassa da spendere ma le operazioni fatte sinora non stanno portando grossi introiti sotto forma di utili e dividendi. E il pensiero di doversi accollare altri 2-300 milioni di perdite della pay tv italiana con il difficile obbiettivo di un pareggio nel 2018 (che la società di revisione Deloitte ha messo fortemente in dubbio), ha indotto il finanziere a voltare le spalle all’amico silvio Berlusconi. Meglio una rinegoziazione con un amico che un fuoco di fila incrociato di fondi in assemblea che criticano pubblicamente il suo operato.