Medvedev al Cremlino ma lo zar resta Putin
08 Maggio 2008
Medvedev è il terzo presidente della Federazione dalla fine dell’URSS e occupa il posto che è appartenuto in precedenza a Boris Eltsin e Vladimir Putin. La sua elezione formale risale allo scorso marzo, la cerimonia di oggi è stata il passaggio di consegne finale. Sostenuto dallo stesso Putin nella corsa elettorale, Medvedev aveva vinto le presidenziali con il 70% dei consensi, nell’appuntamento in cui l’unica incognita che potevano riservare le urne era proprio la percentuale di consensi che avrebbe raccolto.
L’uomo che guiderà la Russia per i prossimi quattro anni ha ricevuto la sua prima nomina politica come vicepremier del governo nel 2005, ma il suo arrivo a Mosca risale al 1999, chiamato da Putin stesso con il compito di vicecapo dello staff presidenziale. Oltre agli incarichi istituzionali ha guidato Gazprom per oltre 8 anni, periodo in cui il colosso russo dell’oro blu ha visto crescere il proprio potere economico ed è stato protagonista di battaglie intestine e lotte di potere. Quando venne scelto come delfino di Putin, pochi si sarebbero aspettati una carriera così fulminea.
Intanto si prospetta un futuro diverso anche per lo stesso Vladimir Vladimirovic, che esce dal palazzo del Cremlino e rientra alla Casa Bianca, il palazzo del governo russo. Da quando ha ceduto la carica a Medvedev, il capo di stato uscente si è preoccupato che nulla intralciasse il cammino politico e istituzionale che vuole compiere. L’ex sergente del KGB, infatti, è intenzionato a restare sotto i riflettori, grazie alla carica di primo ministro. A maggior ragione, da quando ha affermato che esiste un sostanziale rovesciamento dei rapporti tra primo ministro e presidente della Russia: l’incarico che ha assunto oggi di premier è più importante.Un ruolo più che simbolico, quindi, al quale si somma anche quello di capo del partito Russia Unita nel parlamento russo, la Duma, dove l’opposizione è ridotta ai minimi numeri dopo il voto.
La differenza di ruoli e delle posizioni è stata rispecchiata a pieno dalla cerimonia di ieri. Il primo a fare il suo ingresso al Cremlino è stato Putin. I suoi passi hanno attraversato gli immensi saloni, fino ad arrivare all’antica sala del Trono, dove lo aspettavano il presidente della Corte Costituzionale, il capo del Senato, e della Duma. Poi è toccato al nuovo leader raggiungere la stanza. Infine, il gesto più simbolico di tutti, con la consegna al nuovo presidente della valigetta nucleare, una ventiquattrore che consente di controllare in qualsiasi momento il bottone rosso per un potenziale attacco atomico.
D’altronde, Medvedev è preparato a restare nell’ombra: vinte le elezioni, si presentò sul palco della Piazza Rossa accompagnato dall’immancabile Putin, con il quale sa di essere in debito per il ruolo conquistato e la fiducia degli elettori. I due leader salirono sul palco di un concerto di musica organizzato nella piazza, salutando la folla come due vere rockstar. L’insediamento di oggi è un passo simbolico e solenne, che integra quella apparizione in pubblico.
Insomma, Putin ha già stabilito con i fatti, ancora più che con le parole, chi comanderà. E come saranno gli equilibri interni.
Il passaggio di consegne culminerà il 9 maggio, quando ci sarà una grande parata sulla Piazza Rossa, in ricordo della vittoria sovietica sul nazifascismo nella Seconda Guerra Mondiale. La cerimonia sarà un grande spot per dimostrare non soltanto la potenza militare, ma soprattutto la produzione bellica destinata all’export: nel cuore della capitale sfileranno missili, monumentali carri armati e macchine da combattimento. Uno stato grande quanto un continente, con 11 fusi orari e una potenza energetica in pieno espansionismo, mostrerà il proprio passato e il futuro politico ed economico. E’ l’ultima decisione presa dal presidente uscente.