Medvedev  in visita a Cuba, in patria test nuovi missili

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Medvedev in visita a Cuba, in patria test nuovi missili

29 Novembre 2008

La crisi non ferma i nuovi progetti missilistici di Mosca. E l’avvertmento per Barack Obama arriva nitido: lo scudo Usa spinge l’Aquila bicipite al riarmo. Per questo la Russia ha piani ambiziosi per "sviluppare" il suo arsenale di missili balistici intercontinentali e le Finanze di Mosca saranno molto generose, nonostante le turbolenze economiche e i tagli previsti. L’avvertimento arriva dal Colonnello Generale Nikolai Solovtsov, a capo delle Forze missilistiche strategiche russe: le attuali minacce, tra cui lo Scudo che gli Stati Uniti vogliono dislocare in Europa, hanno spinto Mosca a lavorare di più sul riarmo e sullo sviluppo di nuovi arsenali.

E dire che il Washington Post aveva definito il leader del Cremlino Dmitri Medvedev "sicuro, persino affascinante" nel raggiungere – in sede G20 – "uno spirito di cooperazione con la futura gestione di Obama". Sarà. Ma oggi lo stesso Medvedev si trova a Cuba. E chiude il tour latino-americano incontrando Fidel Castro, dopo aver fatto accendere un cero a suo fratello Raul Castro nella nuova chiesa della Madonna di Kazan all’Avana. Il colloquio con il Lider maximo era dato per incerto nei giorni scorsi e segnala una piena ripresa della sintonia tra Cuba e Russia. Mentre i radar missilistici russi segnalano il pieno successo del lancio di un "Bulava", destinato a diventare l’arma principale dei nuovissimi sommergibili nucleari strategici classe "Borey."

A volte le coincidenze: mentre Medvedev stringe la mano a Fidel, dall’altra parte del globo ‘la prova’ del Bulava segna una traiettoria dichiarata "perfetta": da una posizione di tiro sottomarina nelle acque del Mar Bianco al poligono di Kura in Kamchatka. Ulteriore dimostrazione che Mosca non solo punta a un riarmo, ma lo vuole in grande stile: il complesso missilistico, versione navale del Topol-M, può trasportare 10 testate nucleari a orientamento individuale. Con un raggio d’azione di 8 mila chilometri.

Medvedev ha parlato più volte, senza mezzi termini, di riarmo per la Russia. "Dovremo costantemente rafforzare la nostra sicurezza nazionale. Modernizzare l’esercito, aumentare la capacità di difesa per portarla a un livello adeguato", ha detto il capo di Stato. "Ora dobbiamo concentrarci sul riarmo, in maniera coerente e attenta, e sulla base di considerazioni, basate su quanto emerso di recente" ha annunciato a settembre.

In data primo ottobre – a crisi già iniziata – il governo di Mosca ha poi annunciato che stanzierà altri 80 miliardi di rubli (ben oltre 2 miliardi di euro) per comprare nuovo hardware militare e armamenti. Il Primo Ministro Vladimir Putin, ha sottolineato che le truppe ruse verranno dislocate "dove si ritiene necessario". Chiaro riferimento sia all’intenzione della Russia di provvedere a un progressivo riarmo, sia al cessato rispetto del Trattato sulle Armi convenzionali in Europa trattato (Cfe) da parte di Mosca.

La Russia ne ha sospeso l’applicazione del Cfe, firmato nel 1990. L’anno scorso in risposta all’iniziativa Usa sullo Scudo antimissile. Di fatto però con la moratoria si sospendono le limitazioni al dispiegamento di forze convenzionali in Europa, come risposta del presidente Vladimir Putin ai piani per la dislocazione dello scudo americano in Polonia e Repubblica Ceca.

Il Cremlino ormai da mesi punta non solo sull’arsenale rinnovato. Ma raccomanda "speciale attenzione alla produzione di armi" a fronte della crisi finanziaria. E a fronte di tale invito, il ministro delle Finanze Aleksei Kudrin – liberale come lo stesso Medvedev – aveva specificato che le risorse sono "sufficienti" e saranno destinate anche "alla produzione delle armi". Perchè le armi sono anche business. E dall’Arabia Saudita al Venezuela, le commesse sono sempre più ricche e convenienti. Cgi