
Megxit: quando si abbraccia il privilegio senza responsabilità

13 Gennaio 2020
Megxit, l’americana si allontana dalla Corona: insomma, dopo la Brexit il Regno Unito e la sua Stampa possono contare su un’altra ondata di pettegolezzi e rifiuti, stavolta però ad essere investita è la Famiglia Reale.
Ovviamente non è stato perso tempo: la stampa mainstream ha immediatamente sfruttato la popolarità della Markle per elevarla a simbolo del femminismo contemporaneo – quale modello più attinente dopotutto – per raccontarla come la proletaria che salva il Principe dal sistema patriarcale.
C’è chi vede in tutto questo persino una metafora di favola moderna al contrario.
Certo, se ci si affidasse unicamente al sentire – non comune – dei tabloid progressisti, agli occhi di chiunque Meghan Markle potrebbe apparire come un’eroina, una vera self-made woman che non ha bisogno di essere salvata e può autodeterminarsi.
Eppure conviene stroncare sul nascere quest’immagine, soprattutto perché non ha alcun senso elevare altri personaggi al benvolere comune, soprattutto se l’unico merito risulta quello di essere popolari.
Il divorzio dalla Famiglia Reale è una conseguenza che per certi versi poteva essere prevista, soprattutto osservando gli atteggiamenti della neocoppia reale, quasi sempre in disarmonia con gli altri familiari.
Non c’è nulla di lodevole in questa scelta: chiunque abbia un minimo di criterio sa bene che la vita è fatta per tanti aspetti anche di sacrifici e doveri a cui adempiere, far parte della Corona oltre a rappresentare un onore ed essere ragione di grande pregio e privilegio, significa anche portare sulle proprie spalle una rinuncia individuale per il bene di qualcosa che va oltre l’io: si difende il Passato, la grandezza di ciò che si è stati, e si custodisce il Futuro affinché si continui ad essere il seme da cui la pianta è nata.
Meghan ed Harry rinunciano al dovere, al peso della scelta di cui erano a conoscenza ancor prima di unirsi, ma non diranno no al comfort, alla convenienza e alla possibilità di vivere grazie ai privilegi di un’appartenenza tanto ambita.
Si preferisce la strada più comoda, quella che garantisce un’esistenza di lusso con la consapevolezza di voltare le spalle all’importanza della Tradizione e del Dovere.
Non c’è nulla di ammirevole in Meghan, può essere il corretto modello per una società sempre più de-responsabilizzata e votata all’apparire, ma non ha nulla a che vedere con un’autodeterminazione sincera.
Al suo posto invece è Kate Middleton che figura dignitosamente, la consorte del Principe William e Duchessa di Cambridge, borghese anche lei ed estranea al contesto di etichette nobili, eppure ben capace di stare al suo posto ed elevare la figura di madre, moglie e donne con grande responsabilità, dimostrando di essere a tutti gli effetti all’altezza di un ruolo non semplice.
Agli occhi dei media mainstream Kate appare come la donna che ha preso la strada più semplice, mentre la Markle figura appunto come la “ribelle americana” che sfida le Istituzioni, proprio per questo occorre dire che tra le due non può tenersi alcuna gara: la prima consapevole del suo ruolo ha accettato il dovere e le responsabilità assieme al privilegio, la seconda invece ha preferito unicamente il modo più facile per autodeterminarsi.
Forse come un filo rosso nella storia dei Windsor tutto questo doveva accadere, come fosse quasi il destino di una famiglia travagliata, amata ed odiata.
Eppure nonostante tutte queste inconvenienti vicende spicca con molta dignità la protagonista per eccellenza, Elisabetta II, che rappresenta all’età di 95 anni un argine forte ed ammirevole della Tradizione che resta in piedi nonostante il mondo muta e scappa dalle sue responsabilità.