Meli, De Gasperi e la nuova storiografia renziana

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Meli, De Gasperi e la nuova storiografia renziana

16 Settembre 2016

Da oggi esiste anche la storiografia di indirizzo renziano. Sul piano metodologico lascia un po’ a desiderare, è piuttosto improvvisata, va per sentito dire: ma del resto questa è la caratteristica di tutta la narrazione del nostro presidente del consiglio e dei suoi corifei. Così, sulla Sette, abbiamo assistito ieri a una spericolata ricostruzione storica da parte di Maria Teresa Meli, che un tempo era una giornalista, ma, diventata renziana, si lancia in ardite incursioni in territori non suoi. 

Bisogna finirla con la retorica della costituzione e dell’assemblea costituente, sbuffa la Meli, non se ne può più: altro che compromesso alto e nobile tra culture politiche diverse, altro che patto fondativo per il bene del paese, la verità è che “De Gasperi ha fatto la doppia Camera perché aveva paura dei comunisti”.  E quali sono le fonti per questa sbrigativa liquidazione della storia della costituente? “Basta parlare con qualche vecchio democristiano”.

Naturalmente, anche ammettendo che qualche chiacchiera nei corridoi di Montecitorio sia da considerarsi come fonte attendibile, nessuno dei “vecchi democristiani” a cui si riferisce la giornalista ha conoscenza diretta dei fatti, data la distanza temporale degli eventi. 

Alla trasmissione partecipava anche uno stupefatto Gaetano Quagliariello, che è ordinario di storia dei partiti politici, il quale dopo aver esclamato tra sé e sé “mamma mia!”, ha provato a spiegare alla Meli che De Gasperi non ha mai partecipato alla Costituente, né è mai intervenuto nei suoi lavori (qui il link al video). La articolata risposta della Meli è stata: “io dico quello che mi pare”. La frase sintetizza benissimo lo stile dei renziani: la ricerca, la serietà, le ricostruzioni accurate sono roba superflua, l’importante è difendere le proprie tesi con sfrontatezza. 

Gli italiani, secondo il nostro premier e i suoi portabandiera, sono allocchi da raggirare a forza di tweet e arroganza. Quello che più li infastidisce e li fa sbuffare è il confronto con la serietà, l’impegno generoso e gratuito: per questo è importante negare che esistano o siano esistite figure vere di statista, personalità che intendevano la politica davvero come un servizio al paese, uomini che avvertivano tutta la responsabilità del proprio compito, e non riducevano ogni cosa a motivazioni spicciole e di corto respiro. 

E’ bene diffondere l’idea che De Gasperi fosse solo un furbastro che aveva paura di perdere le elezioni, che i padri costituenti abbiano semplicemente brigato a favore del proprio partito, che le loro ragioni fossero squallide, le spinte ideali fittizie. E’ importante ridurre tutto alla misura di Renzi, dipingendo De Gasperi come un ometto che “aveva paura dei comunisti”. E il bello è che chi lo dice ci crede pure.