Meno male che Freccero c’è
04 Agosto 2016
Qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Nella puntata di “In onda” di stasera, sull’arrembaggio piratesco (e per qualcuno pilatesco) alla Rai da parte renziana si è visto un rimescolamento di carte, un capovolgimento per meglio dire, che rende giustizia al passato. Freccero ringrazia i politici che hanno sostenuto la sua posizione nel Cda Rai, e dà atto a Brunetta e perfino all’arcinemico Gasparri di essere competenti, appassionati, attenti. Il neodirettore dell’Unità 2.0, Lavia, offre (involontariamente, immaginiamo) la spiegazione dell’allontanamento di Bianca Berlinguer, insistendo con foga sulla sua presunta sintonia e storica vicinanza a Bersani.
Cade dunque la motivazione asettica di un normale rinnovo, dopo sei o sette anni, delle cariche, tesi sostenuta dallo stesso Lavia fino a pochi minuti prima. Parenzo non può che chiosare: “ma questa è la pistola fumante!”. Tommaso Cerno sostiene che se la Rai difenderà in modo così evidente e banditesco il Sì, è molto probabile che l’elettorato, per reazione, voti No. Si parla di stipendi, accennando a direttori proposti dal centrodestra che prendevano somme molto consistenti; Augusto Minzolini interviene al telefono per sottolineare che lui accettò di prendere un compenso inferiore a Gianni Riotta, direttore del Tg1 nominato da un governo di sinistra.
Ancora Freccero sventola un foglio che dimostra come, tra i sommersi e i salvati, l’unico direttore ancora ben saldo sulla poltrona, Mario Orfeo, ha dato un tempo fortemente sproporzionato al sì al referendum mentre gli altri, i poveri sommersi, sono stati assai più corretti; e alla fine, di fronte a una domanda precisa sulla riforma Gasparri (“era meglio quella o la riforma di Renzi?”) Freccero l’anticonformista, antiberlusconiano storico, da sempre di sinistra, non ha dubbi: con un pugno sul tavolo decreta: “meglio la Gasparri!”