Meno male che Gigi c’è
23 Giugno 2011
di Ronin
Da qualsiasi prospettiva si guardi alla tentacolare vicenda di Luigi Bisignani è l’assoluta dimostrazione della voglia che c’è in Italia di origliare nelle stanze dei potenti, un desiderio indotto dal sistema mediatico-giudiziario. Smontata la tesi dei PM sulle "intelligence illegali e parallele", e in attesa che, dopo la decisione del GIP, si esprima il tribunale del Riesame (Woodcock dixit), il Corrierone dedica un’intera paginata alle trame occulte che hanno messo in pericolo il Paese.
Nella notte della Repubblica, Bisignani dà della "str…" alla Santanchè, dando adito a chissà quale Piano Solo. L’ex direttore Mauro Masi è "arrapato come una bestia" dalla "fuga" di Santoro dalla Rai. L’ineffabile Italo Bocchino, che fino all’altro ieri impartiva lezioni di etica comportamentale al resto della classe politica, adesso si chiede: "Ma che reato è avere rapporti con molte persone?", e si schernisce: "Volevamo fare solo un dispetto a Tremonti". Il guaio delle intercettazioni è che sono come lo zucchero sulla merenda, attraggono qualsiasi lettore dotato di curiosità. Ne leggi una, vuoi finirle tutte. Troppo forte la tentazione di sfogliare quei brogliacci, fregandosene della privacy altrui, e immergendosi, saturi di pettegolezzo, nella palude di favori e raccomandazioni in cui Gigi si è sempre mosso da dio. Nel mare magnum dell’ubiquo Bisignani infatti sono affogati tutti, maggioranza e opposizione, ricattabili e contenti.
Bisogna chiedersi che ci facesse Bisignani nell’anticamera (lui dice nell’ufficio) di D’Alema, prima, o dopo, non è importante, la nomina dell’attuale capo dell’AISE, il generale Adriano Santini. I tre si saranno limitati a qualche convenevole? Perché il ministro dell’ambiente Prestigiacomo ha discusso con il re dei lobbisti sulla chiusura della discarica di Serre, e come mai per agganciare l’ambasciatore libico a Roma l’ad di Eni, Paolo Scaroni, ha chiesto a Gigi di fare una telefonata? Magari sono scemenze, ed è probabile che lo siano, magari D’Alema avrebbe comunque incontrato Santini, la Prestigiacomo avrebbe chiuso ugualmente quella discarica, e Scaroni raggiunto lo stesso i libici, ma resta sempre questo terzo incomodo, che non è chiaro quale ruolo abbia svolto nella commedia degli equivoci.
Seguendo il filo del paradosso, verrebbe da dire "meno male che Gigi c’è", che c’è lui a salvarci dallo choc petrolifero, a benedire il cambio della guardia a Forte Braschi, a smussare o enfatizzare rancori e malumori di correnti partitiche e personalismi politici. Davanti a una classe politica debole, divisa, che ha costante bisogno di essere confortata, e che rappresenta lo specchio di un sistema-Italia altrettanto vacillante, si ergono vecchi borderline spregiudicati, nascosti nelle pieghe del potere, che non hanno mai amato apparire ma stanno dietro i potenti, influenzando le decisioni di chi appare. Non vogliamo generalizzare. Nel nostro Paese esistono sicuramente tanti manager e uomini politici che magari Bisignani neanche sapevano chi fosse, e questo non è per forza un atto di ingenuità. Ma il rischio è che in un organismo debilitato come il nostro la funzione parassitaria dei tipi come Gigi – quei parassiti che nell’intestino fanno da catalizzatore aiutandoci a digerire – degeneri in una brutta infezione.