Meno Stato e più impresa: la ricetta di Tremonti per la crescita

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Meno Stato e più impresa: la ricetta di Tremonti per la crescita

05 Giugno 2010

La sospensione di 2-3 anni delle autorizzazioni per le piccole e medie imprese, la ricerca e le attività artigiane e di piccola entità. E’ quanto ha annunciato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a margine del vertice G20 di Busan, in Corea del Sud. Il titolare di Via XX Settembre si dice d’accordo con il premier Silvio Berlusconi sulla necessità di una misura straordinaria per favorire la libertà d’impresa e per mettere il primo tassello verso ciò che lo stesso ministro ha definito “una rivoluzione liberale che renda possibile tutto ciò che non è proibito”. Si tratta di un grande progetto che passa attraverso la modifica dell’art. 41 della Costituzione (quello che fonda la Repubblica sul lavoro), per rilanciare la crescita in Italia e in Europa, ora bloccate “dall’eccesso di regole”, e che verrà presentato domani ai 20 Grandi e poi lunedì all’Ecofin.

Per il ministro l’Europa e l’Italia, “non hanno alternative” di fronte alle sfide della globalizzazione e devono “eliminare l’eccesso di regole che l’Unione si è autocostruita. Questo blocca come un macigno la strada dello sviluppo” e la rende meno competitiva rispetto a paesi emergenti come la Corea o il Brasile, vanificando inoltre i soldi destinati alla crescita. L’alternativa per il Vecchio Continente è quella “di una dolce morte”, di una condanna a fare “il guardiano di un cimitero o, al massimo, il tenutario elegante di un antico Relais”.

Secondo il titolare di Via XX Settembre il provvedimento supera “le lenzuolate di Bersani o il piano Casa di Berlusconi”, entrambi “falliti perché il sistema non si cambia dall’interno” e a cambiarlo non ci sono riuscite né la destra né la sinistra, spesso “a causa degli interessi di molti settori a bloccare tutto”. Le liberalizzazioni previste dall’ex ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani, nonostante si proponessero si rendere più dinamico il mercato, promuovere la concorrenza e snellire le pratiche burocratiche, di fatto non portarono all’apertura di nuovi spazi di mercato ma introdussero invece ulteriori aggravi per gli operatori economici.

Il progetto, pensato assieme al premier, prevede una legge costituzionale da presentare dopo la manovra che modifica l’art 41 della Carta, frutto ai tempi della Costituente di un compromesso fra le posizioni delle forze di sinistra e quelle di centro. La misura, assicura Tremonti, “non è in contrasto con il federalismo fiscale”, non comporta aggravi di spesa e avrà carattere transitorio per provarne l’efficacia. Sarà così limitata all’economia reale e non alla finanza mentre l’urbanistica avrà un regime a parte. Pensiamo a una radicale e totale autocertificazione per le Pmi, l’artigianato e la ricerca con i controlli e verifica dei requisiti che vanno fatte ex post”.

Il ministro non ha paura della reazione e delle conseguenze elettorali delle tante corporazioni, sacche di privilegio italiane: “Il vertice ha creato le regole e la base ora lo chiede” così come fu “il Terzo Stato a domandare” nella rivoluzione illuminista “un re, una legge, un regime d’imposta”.

Gli industriali hanno accolto di buon grado l’annuncio di Tremonti. “L’iniziativa del governo per la libertà d’impresa, che punta ad una drastica semplificazione delle norme per le pmi e per la ricerca – commenta il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia – è di grande interesse e potrebbe essere un forte aiuto per far ripartire la crescita nel nostro Paese”.  Una valutazione positiva è stata data dal segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli :Condividiamo l’iniziativa del governo per la libertà d’impresa, che punta ad una drastica semplificazione delle norme per le Pmi. Potrebbe essere un importante contributo per sostenere il rilancio dell’economia reale nel nostro Paese”. Secondo Fumagalli “semplificare l’attività della Pa e tagliare gli oneri burocratici è una potente leva che il governo può muovere per aiutare gli imprenditori a superare la crisi ed evitare che debbano sprecare ogni anno 16,6 miliardi per gestire i complessi rapporti con la pubblica amministrazione. Soltanto gli adempimenti burocratici per aprire un’impresa in Italia costano 1.134 euro, il 67,2% in più rispetto alla media Ue”.

L’annuncio non è stato accolto con favore, invece, dal Partito Democratico. Per Michele Ventura, vice-capogruppo del Pd alla Camera, la dichiarazione di voler cambiare l’articolo 41 della Costituzione per favorire le procedure di semplificazione per le imprese “è l’ennesima sparata” di Berlusconi e Tremonti. “La semplificazione delle procedure per attivare un’attività di carattere imprenditoriale – ha detto Ventura – è un obiettivo perseguibile senza cambiare la Costituzione. Il governo, se ne fosse stato capace, avrebbe già potuto avviare riforme in questa direzione, invece si è occupato molto spesso di aspetti che nulla avevano a che fare con quelli posti dalla crisi e di interesse per tutti i cittadini”. “Oggi, forse per offuscare le grandi difficoltà in cui governo e maggioranza versano – prosegue l’esponente del Pd – assistiamo all’ennesima sparata. Preoccupa però il riferimento a cambiamenti costituzionali su un articolo peraltro ineccepibile e di assoluta modernità come il 41, lanciati cos pomposamente da un presidente del consiglio e da un ministro dell’Economia senza che questi chiariscano in quale direzione e per quali motivi”. “Su questa materia – conclude Ventura – è possibile intervenire per legge ordinaria e visto che il governo ritiene urgenti questi interventi è ovvio che questa sarebbe inoltre la strada più breve”.