Mentre Assad ‘rassicura’ in tv, ad Agosto in Siria i morti sono stati 4mila

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Mentre Assad ‘rassicura’ in tv, ad Agosto in Siria i morti sono stati 4mila

31 Agosto 2012

Prosegue la guerra civile in Siria. In questa ultima settimana si stimano altre 200 vittime da una parte e dall’altra: militari dell’esercito di Assad da un lato e tanti, tanti, tanti civili, compresi donne e bambini, dall’altro.

Agosto è stato il mese con il maggior numero di persone uccise, ben 4mila siriani morti in totale. Dall’inizio della contestazione siriana anti-Assad nel Marzo dello scorso anno, vi sono state circa 24mila vittime tra cui 500 bambini, alcuni, secondo le fonti dell’opposizione, anche torturati dall’esercito. E’ la stessa opposizione che ha denunciato cinque giorni fa, nella cittadina di Darya, alle porte di Damasco, le violenze delle forze del regime, colpevoli di aver massacrato tra le 300 e le 400 persone, in maggioranza civili, e numerosi cadaveri di bambini sono stati trovati in fosse comuni. Al momento non è possibile citare fonti indipendenti che confermino i reali responsabili del massacro: ciò che è certo è la tragica guerra e il fuoco incrociato di accuse tra i ribelli dell’opposizione anti-Assad e il regime stesso.

Nella dura logica della contabilità bellica, è difficile anche dare conto delle continue stragi che si susseguono.

Dal canto suo, il presidente Bashar Al- Assad non mostra alcuna intenzione di dimettersi. Anzi, il 28 Agosto, è nuovamente comparso in tv, una rete privata pro-regime (Addouniya), per ribadire le sua posizioni. Ha affermato che le forze lealiste stanno “facendo dei progressi, la situazione sul campo è migliorata” ed è tornato ad accusare i ribelli e gli Stati che li sostengono. Non solo. Ha anche respinto l’idea di istituire una zona cuscinetto per accogliere i rifugiati, perché i colloqui a riguardo “in primo luogo non sono sul tavolo. In secondo luogo è un’idea irrealistica portata avanti da Stati ostili e nemici della Siria” e ha puntato in particolare il dito contro il governo turco di Recep Erdogan, minacciando in maniera velata rappresaglie contro il popolo turco, benché sia stato alleato del governo siriano contro i tumulti di questi quindici mesi. 

Parole glaciali dell’alleato numero uno dell’Iran nella regione mediorientale, lo stesso paese ove in queste ore si sta consumando la Conferenza dei paesi non allineati e che ha fatto emergere una spaccatura forte in seno al mondo arabo sulla crisi siriana, anche alla luce delle parole di solidarietà nei confronti del popolo siriano pronunciate dal neo-eletto presidente egiziano Mohamed Morsi. 

Tornando ad Assad, il dittatore siriano ha usato parole di fuoco contro i diversi membri del regime che sono fuggiti, accusandoli di anti-patriottismo, ma ha anche ostentato baldanza nel dire che ciò è stata una positiva operazione di “auto-pulitura dello stato e poi della nazione”. Inoltre il vicepresidente Faruq al-Sharaa, dopo settimane di mistero sulla sua sorte ( si era parlato di una rimozione del diplomatico, di un suo arresto o di una sua fuga in Giordania), è tornato a farsi vedere in pubblico, recandosi, “serio in volto”, al suo ufficio di Damasco per partecipare all’incontro con un inviato iraniano.     

Nell’intervista Assad ammette però che “la crisi non è finita”, una crisi che egli definisce “una guerra regionale e mondiale a cui possiamo metter fine". Ed è più che palese che essa non sia ancora finita. Proprio all’indomani dell’intervista al raìs, una ong siriana ha riferito di violenti combattimenti tra soldati e ribelli nell’aeroporto militare di Taftanaz, situato tra le città di Aleppo e Idlib, nel nord della Siria. Ieri, 30 Agosto, vi è stata un’ennesima strage di donne e bambini, questa volta in una cittadina a Sud di Aleppo, bombardata dalle forze governative: una ventina i morti, tra cui otto bambini e nove donne. Lo ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, una ong con base a Londra vicina all’opposizione siriana. In serata il bilancio dei morti è drammaticamente arrivato a 147. Sono stati trovati pure 42 cadaveri ammanettati nella città Ariha, situata nella provincia di Idlib. E il sangue continuerà chissà per quanto a scorrere per le strade.