Mentre Obama è in vacanza infuria la polemica sugli interrogatori della Cia

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Mentre Obama è in vacanza infuria la polemica sugli interrogatori della Cia

26 Agosto 2009

In merito alla controversa questione degli interrogatori da parte degli agenti Cia nei confronti di terroristi islamici, Obama è stato chiaro fin dall’inizio del suo mandato: “preferisco guardare avanti invece che indietro”. Eppure la recente decisione di “ripescare” alcuni dossier riguardanti proprio questi interrogatori dell’Ispettore Generale Eric H.Holder, e la successiva decisione di appuntare il Pubblico Ministero del Connecticut  John H. Durham come supervisore, sembrano contraddire la politica “futurista” del Presidente Usa.

La polemica sui metodi interrogativi della Cia infuria negli Stati Uniti e la politica imboccata dall’amministrazione Obama scontenta l’intero arco costituzionale: i Repubblicani accusano il Presidente di mettere la museruola agli agenti Cia che in tutti questi anni sono comunque riusciti a difendere la ragion di Stato. I Democratici sottolineano invece una certa continuità con le politiche della precedente amministrazione, visto che comunque gli interrogatori continueranno, anche se sotto l’egida del Federal Bureau of Investigation.

Tanto per citare alcune voci illustri che stanno alimentando la vicenda, l’ex-Vice-Presidente Usa Richard B. Cheney ha dichiarato lunedì tramite un comunicato stampa che “la decisione da parte del Presidente Obama di consentire al Pm John Durham di indagare sulla legalità delle attività di interrogazione della Cia rappresentano un ennesima prova, semmai ce ne fosse stato il bisogno, del perché alcuni americani sono scettici sulla credibilità di questa amministrazione nel proteggere la nostra nazione”.

Inoltre, lo stesso Cheney ha aggiunto che l’implementazione da parte degli agenti Cia delle politiche dell’amministrazione Bush ha causato il fallimento di ogni tentativo da parte di al-Qaeda di portare avanti ulteriori attacchi terroristici su grande scala.

L’ex-Segretario di Stato Madeleine Albright, dal canto suo, ha dichiarato oggi  alla CNN che  le affermazioni di Dick Cheney in merito agli interrogatori Cia sono “un po’ patetiche”.

“[Cheney] dovrebbe sapere che l’amministrazione Obama sta facendo tutto il possibile per mantenere questo paese al sicuro”.

La Albright ha precisato di non essere un’esperta di interrogatori ma allo stesso tempo ha dichiarato che “[noi americani] dovremmo agire in modo da riflettere i valori del nostro paese e lo stato di diritto”.

Sul versante degli opinionisti, l’analista Repubblicano Dan Bartlett ha dichiarato a CBS News che questa nuova indagine sugli stessi casi che furono già trattati nel 2004 da giudici imparziali i quali decisero di archiviarli, sta causando una “tempesta di fuoco politica” che in questo momento non serviva proprio all’amministrazione Obama.

Secondo lo stesso Bartlett, gli autori della nuova indagine “si accorgeranno che questo è un terreno molto scivoloso…e che la loro decisione non solo sta causando molti problemi al governo Usa ma sta anche mettendo in imbarazzo quelle stesse agenzie che ogni giorno corrono gravi rischi per fare in modo di proteggere gli americani”.

Di tutt’altro avviso James Bamford, esperto Cia che ha dichiarato alla sempre alla CBS che “minacciare di morte è considerata una forma di tortura da parte degli Stati Uniti che hanno aderito alla convenzione di Ginevra”.

Inoltre, Bamford ha precisato che, nel corso delle sue ricerche non gli è mai capitato di imbattersi in dossier riguardanti torture come quelle del “waterboarding” (affogamento simulato ) da parte di altre agenzie investigative appartenenti ad altre grandi nazioni Occidentali.

Per quanto riguarda i diretti interessati,  Eric Holder ha dichiarato tramite un comunicato stampa che “come Ispettore Generale, il mio dovere è quello di esaminare i fatti e sottostare alla legge…e date le informazioni che ho attualmente a disposizione mi è chiaro che questa revisione rappresenta l’unico tipo di azione responsabile che possa intraprendere”.

Invece, l’attuale Direttore della Cia, Leon Panetta ci tiene a sollevare i suoi colleghi da qualsiasi tipo di responsabilità:  “quando si tratta di un programma che non esiste più è di primario interesse difendere quei funzionari che hanno fatto quanto era stato loro richiesto dalla loro nazione e che hanno semplicemente seguito le direttive legali che gli erano state assegnate”.

A onor del vero, va precisato che le tecniche interrogative portate avanti dalla Cia comprendono alcune forme di  persuasione alquanto dure, che contemplano, tra l’altro, l’utilizzo di minacce fisiche (tipo quella del trapano puntato alla testa) o verbali (anche legate alla minaccia di familiari). C’è però chi obietta che gli stessi soldati Usa sono stati spesso oggetto di torture indicibili da parte di Stati come il Vietnam, la Russia o altri paesi mediorientali i quali non si pongono questioni di ordine morale quando si tratta di interrogare sospetti.

Il momento storico è già di per sé particolarmente delicato per gli Stati Uniti d’America e quindi per lo stesso Obama. La sua amministrazione si trova a dover affrontare la questione del bilancio federale in deficit, quella dei poco efficaci stimulus plan, quella della riforma sanitaria (epocale) e anche il nodo della politica estera (vedi questione iraniana). In un quadro simile, questa nuova infuocata polemica rischia di diventare un’ulteriore motivo di calo del consenso peraltro già in caduta libera. Mentre il Presidente è in vacanza…