Mercati incerti. L’Europa è pronta a sfidare Berlino
26 Aprile 2016
Dopo l’imponente pacchetto di marzo, la Bce si sta concedento una fase di relativa calma sui mercati. La possibilità di nuove misure priima dell’estate è da escludere. Anche perché a giugno partiranno gli acquisti di corporate bonds che includeranno le nuove TLTRO e i titoli assicurativi. Draghi ha rassicurato, recentemente, che il Consiglio rimane pronto a intervenire con tutti gli strumenti di cui dispone in caso di restringimento delle condizioni finanziarie, ma la Bce ha mantenuto una retorica ampiamente accomodante alla riunione di aprile, riaffermando che “i tassi rimarranno sui livelli attuali o più bassi anche dopo la fine degli acquisti di titoli pubblici e privati”.
Il presidente della BCE si è trovato a dover difendere l’indipendenza della banca centrale europea: gli attacchi dal fronte politico tedesco degli ultimi giorni sono stati confutati sottolineando che tutto Consiglio è unanime sulla necessità di difendere le scelte di politica monetaria. Quanto al futuro, Draghi ha ribadito che le prossime mosse saranno dipendenti dall’evoluzione dei dati domestici e internazionali nonché dei rischi politici. E tra questi c’è sicuramente anche il referendum sull’uscita della Gran Bretagna.
Per il momento, ha notato Draghi, la situazione sembra essersi stabilizzata grazie alla tenuta della domanda interna. Ad ogni modo l’effetto delle azioni Bce, adottate tra giugno 2014 e marzo scorso, si vedrà con il tempo. Draghi ha però rassicurato che il restringimento delle condizioni finanziarie include, presumibilmente anche movimenti dell’euro. E ribadito che il tasso di cambio non è un target.
I dettagli operativi specificano che la Bce interverrà sia sul primario che sul secondario e includerà anche i titoli di assicurazioni ma non di fondi di investimento. Ciò amplia il pool di asset cui attingere a 412 miliardi di euro. La Bce inoltre acquisterà tutte le scadenze tra i 6 mesi e i 30 anni e fino al 70% di una singola emissione come per i covered bond. I toni dunque dalla Bce sono stati più che rassicuranti e resta solo da aspettare le evoluzioni dei dati e dei rischi geopolitici, sperando che la calmi duri.
E l’attacco dei tedeschi a Mario Draghi, in questi giorni, è in linea con la pretesa di difendere una posizione di oggettivo privilegio, confondendo le acque con riferimenti aulici. Un gioco che va reso evidente, andando all’essenza del problema. L’obiettivo della stabilità dei prezzi, che si invera nel target d’inflazione del 2 per cento, codificato nel Dna della Bce, è ancora un vincolo della politica europea. Se Schauble ritiene che esso vada rimosso e vuole preservare l’indipendenza della Bce non deve far altro che proporre una modifica del relativo Statuto.
Nella presunzione tedesca che sono le forze del mercato a trainare uno sviluppo sostenibile c’è tutto l’atteggiamento tedesco che mira a ricondurre la politica monetaria nell’ambito di una rigidità che per loro è ortodossia. La polemica a difesa dei risparmiatori, penalizzati da tassi d’interesse negativi è solo l’aspetto che risalta prima agli occhi.
Le scelte tedesche hanno puntano a difendere un surplus delle partite correnti della bilancia dei pagamenti che è pari all’8 per cento del Pil. E poco importa se questa politica, stando ai Trattati, dovrebbe dar luogo ad una procedura d’infrazione. Pertanto, secondo diverse fonti accreditate “è stato l’egemonismo, il razzismo economico e finanziario della Germania a produrre il prolungamento della crisi”. Sarebbe opportuno che l’Italia ne prendesse atto. Che Renzi, ne prendesse atto, per esempio, prenderne atto. E la smettesse di scendere a compromessi con la Merkel.