Meredith. Medico legale: “Violenza sessuale e più persone coinvolte”

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Meredith. Medico legale: “Violenza sessuale e più persone coinvolte”

04 Aprile 2009

"C’è stata un’azione a più mani e anche la violenza sessuale". Ad affermarlo è stato il medico legale Vincenza Liviero, all’uscita dal tribunale di Perugia, dove oggi è stata chiamata dai pm a testimoniare, insieme al ginecologo Mauro Marchionni, nell’ambito del processo davanti alla Corte d’Assise che vede imputati la studentessa americana Amanda Knox e il suo ex fidanzato Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher, avvenuto la notte tra l’1 e il 2 novembre del 2007.

La Liviero è stata ascoltata a porte chiuse e, al termine dell’udienza, ha sottolineato: "Non ho fatto altro che confermare ciò che abbiamo già scritto nella relazione di consulenza".

L’udienza si è svolta a porte chiuse. Prima di Liviero e Marchionni, i pm hanno chiamato a testimoniare Rico Rolli, assistente capo della polizia scientifica di Perugia. Rolli è stato ascoltato in merito al ritrovamento di due cellulari in un giardino di una casa non troppo distante da via della Pergola, dove si trova il casolare in cui Mez abitava e fu uccisa. Altra particolarità dell’udienza di oggi è stata la scelta di non testimoniare di Rudy Hermann Guede, l’ivoriano giudicato con rito abbreviato e condannato a 30 anni di carcere per il delitto della studentessa ingles. L’accusato si è avvalso della facoltà di non rispondere.

"Lo hanno ritenuto sempre non credibile e adesso il Pm ha bisogno della sua testimonianza. Per questo ha deciso di non parlare", così l’avvocato Walter Biscotti, uno dei difensori di Rudy Guede, ha spiegato la decisione del suo assistito. "Rudy ci ha detto – ha spiegato Biscotti – che ci ha scritto una lettera, ancora non arrivata, nella quale spiega la motivazione per cui ha deciso di non rispondere oggi". Gli avvocati Biscotti e Gentile hanno quindi sottolineato che "c’è un processo d’appello (quello a Rudy, condannato in primo grado a 30 anni per il delitto, ndr.) dove certamente Guede confermerà quanto già dichiarato al Gip e al Pm". "Non ci sono – hanno infine aggiunto – cose nuove da dire. Deve solo ribadire la sua versione".

Durante il breve tempo che è rimasto in Aula, il giovane non ha mai comunque rivolto lo sguardo verso i due imputati. Guede, dopo essere stato arrestato dalla polizia, ha ammesso di essere stato presente nella casa di via della Pergola la notte in cui Meredith Kercher veniva uccisa. Ha però sostenuto di essersi trovato in bagno mentre il delitto veniva compiuto. Uscendo – ha spiegato Guede agli inquirenti – Meredith era già stata colpita mortalmente con una coltellata alla gola. Rudy ha riferito di avere visto un giovane italiano in casa, forse Sollecito, e di aver udito la voce della Knox.

Alcune notizie trapelate parlano delle reazioni degli imputati all’autopsia. Raffaele avrebbe alzato lo sguardo invece Amanda avrebbe abbassato gli occhi mentre venivano mostrate le fotografie dell’autopsia eseguita sul corpo di Mez, da cui, secondo Lalli, è emerso che la morte è stata causata da un’insufficienza cardiorespiratoria acuta da meccanismo combinato emorragico e asfittico. In merito inoltre, alla violenza sessuale, a parere del perito, non sarebbero emersi segni esterni di natura traumatica ai quali attribuire il senso di una violenza sessuale propriamente detta, anche se dagli accertamenti, ha spiegato, non si puo escludere una costrizione psicologica che possa aver portato la giovane a subire un rapporto non voluto.

È stata inoltre sentita la titolare del negozio di biancheria intima dove Raffaele e Amanda furono filmati qualche giorno dopo il delitto. E, sempre ieri, sul banco dei testimoni è salito Patrick Lumumba, il musicista congolese che, dopo essere stato accusato del delitto da Amanda Knox, fu arrestato il 6 novembre 2007, poi prosciolto da ogni accusa e tornato in libertà dopo 14 giorni di carcere. Lumumba, nel corso dell’udienza, ha parlato della sua conoscenza con Amanda. Il musicista ha raccontato di aver incontrato la Knox il 5 novembre. "Io e le ragazze del mio appartamento abbiamo deciso di non parlare nè telefonare più a nessuno, Patrick tu sei una buona persona, mi hai aiutato molto, tu puoi telefonarmi quando vuoi" gli avrebbe detto la Knox abbraciandolo, secondo il racconto di Lumumba, e qualche ora dopo l’americana lo accusò del delitto.

Lumumba ieri ha poi parlato di suo padre: era "un politico come la maggior parte delle persone della sua famiglia, in un movimento per la liberazione del Congo – ha detto – lo portarono via quando avevo 9 anni. Ad oggi non è dimostrabile se è vivo o morto. Il giorno in cui mi sono trovato in isolamento ho iniziato a pensare: chissà, forse a mio padre è andata così e ho avuto paura di non poter abbracciare più mio figlio". Il musicista ha tra l’altro ribadito la sua battaglia in Cassazione contro decisione della Corte di Appello di assegnargli la cifra di 8mila euro di risarcimento per l’ingiusta detenzione.