Merkel da Papa Francesco, quant’è etico il rigore baltico?
18 Maggio 2013
di redazione
Sorrisi, 150 cd in regalo, un’atmosfera festosa. Questa in sintesi l’udienza privata di Angela Merkel in Vaticano con Papa Francesco, il secondo incontro dopo la messa di insediamento del Pontefice del 19 marzo scorso. Conviene domandarsi se però se ci sia stata qualche apertura della Cancelliera sulla linea del rigore teutonico imposta all’Europa della crisi.
La Merkel, espressione di una forza politica d’ispirazione cristiana, si è premurata di dire che lo sviluppo dell’Europa passa dalla dignità delle persone e deve ispirarsi ai principi della sussidiarietà e della solidarietà. Ha anche annunciato che l’economia sociale di mercato sarà protagonista del prossimo G20. "Siamo lontani dalla meta", ha spiegato Merkel, "siamo lontani dal poter dire che non si possa più verificare un deragliamento dalle linee guida dell’economia di mercato sociale".
Dichiarazioni di buon auspicio che sembrano seguire quelle fatte da Papa Francesco nei giorni scorsi, sulla necessità di una "riforma finanziaria etica" per uscire dalla crisi. "La solidarietà, che è il tesoro dei poveri, viene spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica", ha detto il Papa. Bergoglio ce l’aveva con "l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria", certo, ma il rigore dei conti pubblici non è forse imparentato anch’esso con quella razionalità?
La politica europea sposata da protestanti tedeschi e cattolicissimi polacchi come bastione dell’influenza Nordica e Baltica, dunque, andrebbe superata grazie a una dialettica solidale che veda i Paesi europei più impegnati a condividere costi e vantaggi della crescita. "Il mondo ha bisogno dell’Europa. Abbiamo bisogno di un’Europa forte e giusta", ha detto il Papa durante l’udienza.