Merkel: “La Germania difenderà Israele”

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Merkel: “La Germania difenderà Israele”

19 Marzo 2008

di GB

Dalla scorsa
domenica, la cancelliera tedesca Angela Merkel è in visita ufficiale a
Gerusalemme per la terza volta dall’inizio del suo mandato. Un normale summit
tra due Stati non avrebbe di per sé nulla di così eccezionale da essere
documentato, ma se i due paesi in questione si chiamano Germania ed Israele,
ecco allora che l’evento acquista la dovuta rilevanza. “Già solo il fatto che dopo il nazismo e
l’Olocausto i rapporti tra i nostri Stati siano così stretti ed amichevoli deve
farci pensare ad un miracolo della storia”,
ha detto la Merkel rivolgendosi
al premier Ehud Olmert durante la conferenza stampa di lunedì scorso. Olmert ha
accolto la cancelliera all’aeroporto, un gesto concesso finora soltanto al
Presidente degli Stati Uniti.

In concomitanza con il sessantesimo anniversario
dalla fondazione dello Stato ebraico, dunque, Germania ed Israele hanno colto
l’occasione per rinsaldare i rapporti diplomatici che li legano
fin dal 1965. Per la prima volta, al consueto incontro tra i capi di Governo, ha
anche fatto seguito una riunione congiunta tra i gabinetti dei due paesi. E non
è stata certo una coincidenza. D’ora in avanti, Israele sarà il sesto Stato con
il quale la Germania intratterrà annualmente un vertice bilaterale. D’altronde,
come lo stesso Cancelliere ha ricordato ieri parlando alla Knesset, il
parlamento israeliano, “la Germania
ha una responsabilità storica verso Israele
” e la cooperazione tra i
due paesi non potrà che essere intensificata. Sia in ambito scientifico che economico
e culturale, sono già pronte iniziative congiunte. Nel discorso alla Knesset, la
Merkel ha lanciato un deciso monito all’Iran che ha più volte minacciato la
distruzione d’Israele e prosegue nel suo ambiguo programma nucleare. “Il
mondo non deve provare all’Iran che sta costruendo una bomba atomica, è l’Iran
che deve convincere il mondo di non volerla”, ha dichiarato, condannando
“i ripetuti attacchi verbali” del presidente iraniano Mahmoud
Ahmadinejad. Se Teheran ottenesse la bomba nucleare, ha proseguito, ciò avrebbe
“conseguenze di larga portata, in primo luogo per la sicurezza e l’esistenza
d’Israele”, ma anche per la regione, l’Europa e il mondo intero. La Merkel
ha inoltre condannato il lancio di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza verso le
città israeliane, sottolineando che “gli attentati terroristici sono un
crimine che non porta alcuna soluzione”. Infine, ha esortato Israele ad
accettare “dolorosi compromessi” per ottenere la pace nella regione.
Un invito che la cancelliera tedesca ha rivolto anche alla leadership palestinese,
ribadendo l’appoggio per la soluzione dei due stati, “uno per il popolo
ebraico in Israele e uno per i palestinesi in Palestina”. La sua vicinanza ad Israele, è sempre stata duramente stigmatizzata da alcuni esponenti del
mondo politico tedesco, nonché dal premier dell’Anp Abu Mazen, che in una
telefonata alla vigilia della partenza le aveva suggerito di prendere le distanze
dall’intervento israeliano nella Striscia di Gaza contro i ripetuti lanci di
missili da parte di Hamas.

Se il discorso di Angela Merkel di fronte al
parlamento israeliano è certamente un evento storico, di grande valenza
simbolica è anche il fatto che la Merkel si sia rivolta ai deputati e alla stampa nella
propria lingua madre, ancora oggi da molti in Israele considerata quella dei “torturatori”. Intenso è stato
poi il lungo momento di preghiera della Bundeskanzlerin
dinanzi al monumento della Yad Vashem, eretto per ricordare la Shoah. Nel
ripercorrere i luoghi già solcati quarant’anni fa da Konrad Adenauer, la Merkel si è spinta fin nel deserto del Negev, dove ha solennemente reso omaggio
alla tomba del primo capo di Stato israeliano, Ben Gurion.